Bettini: "La sinistra in Italia non esiste più, ecco perché il Pd deve unirsi e pesare"
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Bettini: "La sinistra in Italia non esiste più, ecco perché il Pd deve unirsi e pesare"

Il dirigente democratico: "Per parlare ai ceti produttivi e laboriosi, alla classe media o ai lavoratori della scuola e del commercio, è decisiva una sinistra moderna, aperta e libertaria".

Goffredo Bettini
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18 Giugno 2021 - 15.53


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Il deus ex machina del Pd, Goffredo Bettini, vede la ripresa del Paese ancor prima dell’economia, ma la strada per tornare al pre pandemia è ancora molto lunga.
”Ora il morboso interesse sulle alleanze serve a poco. È il momento della ‘riscossa’ italiana: stroncare la pandemia e rilanciare la produzione e la crescita. Ci sono dati incoraggianti. Vanno consolidati. Con criteri di giustizia e umanità.
Sono aumentati i poveri come ha rilevato l’Istat e tante persone rischiano con la fine del blocco dei licenziamenti. Per questo è fondamentale l’impronta sociale che ha dato Orlando alla sua azione di governo. Le relazioni tra il Pd i 5 Stelle mi paiono positive.
Dobbiamo prepararci a un ritorno pieno della dialettica democratica.
Draghi è una vera garanzia di tenuta della Repubblica. La sua funzione è insostituibile, qualsiasi ruolo avrà in futuro. Tuttavia quello attuale è un governo d’emergenza. Spero che possa varare alcune riforme importanti: la giustizia, il fisco, la Pa. Ma alla fine è indispensabile che tornino a confrontarsi centrodestra e centrosinistra”, ha detto Bettini.
Quanto all’interesse per l’elettorato di centro, Bettini afferma che il Pd si rivolge anche a ”quella parte di cittadini semplici, popolari, democratici e moderati, che cerca un’idea collettiva di futuro. Vi sarà in quello spazio elettorale una civile competizione con Conte. Per parlare ai ceti produttivi e laboriosi, alla classe media o ai lavoratori della scuola e del commercio, è decisiva una sinistra moderna, aperta e libertaria. La sinistra italiana non esiste più. In Europa, pur con alti e bassi, c’è dappertutto. Da noi è sparita. Ecco perché nel Pd deve unirsi e pesare”.
”A Torino si poteva e forse si può ancora fare di più – puntualizza Bettini – Certamente l’afflusso così scarso alle primarie impone di stabilire un livello minimo di partecipazione. Altrimenti da una festa di popolo si trasformano in una gara tra correnti interne. A Roma la presenza della Raggi, che non ha governato bene, ha impedito qualsiasi accordo. Zingaretti – aggiunge parlando della mancata candidatura a sindaco del presidente del Lazio – ha deciso in piena autonomia. Nessuno l’ha costretto.
Non ha rischiato la crisi del governo della Regione. Sta lavorando in modo esemplare sui vaccini, sulla ripresa economica e dell’occupazione, sulle politiche per i giovani. Gualtieri, poi, è stato il ministro dell’Economia che ha salvato l’Italia. Su Roma abbiamo messo in campo il meglio. Guai, tuttavia, a dare la sensazione che la vittoria sia scontata”.
Riguardo al paragone delle Agorà del Pd, pensate da Letta, con i comitati per l’Ulivo, ”siamo in una fase diversa – dice Bettini.
Oggi tutto è troppo frammentato e, come ha detto Letta, non serve una sommatoria di sigle. Le Agorà sono un modo di allargare il campo del Pd con la decisiva presenza di esterni e con il ritorno della sovranità alla base della piramide sociale. Agli elettori e ai militanti”.

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