“Gli insulti a Giorgia Meloni sono da condannare, ma non do solidarietà a chi è incapace di solidarietà. Ma vorrei che Rita Dalla Chiesa, se avesse il tempo di approfondire, prima di prendere a calci il sottoscritto chiedesse scusa. Ma non a me, vorrei che chiedesse scusa ai rom italiani”. Vauro risponde così alla conduttrice che, per una vicenda di tre anni fa sui rom, ritiene che il fumettista e autore di satira debba “cambiare nazionalità” (clicca qui per la notizia).
Vauro, tutto nasce dalle polemiche sulle offese del professor Gozzini a Giorgia Meloni. Cosa hai detto al riguardo?
Ho detto una cosa banale: insulti così pesanti non solo sono da non condividere ma da condannare.
È la premessa: sono frasi che non applicano a nessuno.
A nessuno. Ripeto, è una premessa banale di un minimo di civiltà.
Cosa hai detto sulla Meloni e perché ti querela?
Quello che ho detto è agli atti: non le do solidarietà in quanto è una figura pubblica, non è solo una donna, è la leader dei Fratelli d’Italia, un partito che ha cavalcato e cavalca fascismo e razzismo. Anche questo mi sembra banale. Non si sento di dare solidarietà a chi è incapace di dare solidarietà. Non soltanto, non do solidarietà a chi ha fatto della solidarietà un disvalore: basti pensare alle dichiarazioni e alle prese di posizione di Fratelli d’Italia sulle questioni dei migranti, delle donne, dei gay, che riguardano le cosiddette minoranze. Ci sono state dichiarazioni feroci e spesso violente. Loro definiscono qualsiasi forma di solidarietà come “buonismo”.
Per loro è buonismo.
Io non sono un buonista come direbbero loro per cui ovviamente depreco le dichiarazioni di Gozzini ma questo non toglie che non dia solidarietà alla leader di un partito che ha fatto anche dell’insulto e della minaccia uno dei suoi motivi di essere.
Fu un leghista che dette di “bambola gonfiabile” a Laura Boldrini quando era presidente della Camera?
Sì, credo. La Boldrini è stata linciata, lei sì, in quanto donna e non solo dai leghisti. Devo ricordare purtroppo anche dai Cinque stelle: adesso sono liberali e moderati ma ricordo un post di Beppe Grillo con una foto di una persona in automobile e la didascalia, non ricordo esattamente le parole, che diceva “se aveste la Boldrini in macchina cosa le fareste?”. E detto da Grillo eviterei di parlare di automobili.
In questo discorso si è introdotta la polemica di Rita Dalla Chiesa sul “purtroppo sono italiano” scaturita da un tweet.
Questo è molto triste. La signora porta un cognome che nessuno non può non stimare e né apprezzare (il generale Dalla Chiesa, ndr). Nel post che mi attacca usa anche il cognome dicendo che lo avrei infangato e che dovrei essere preso a calci nel sedere, mi pare. Credo che prima di fare affermazioni di questo tipo una signora che è giornalista avrebbe dovuto informarsi a cosa faceva riferimento quella fotografia. Tanto più che il purtroppo era virgolettato.
E a cosa era riferito, quel “purtroppo”?
A quando Salvini era ministro degli Interni e parlando dei rom disse che purtroppo ci sono anche rom italiani. Io e Michele Santoro scrivemmo anche una lettera al presidente della Repubblica chiedendo se era accettabile che un ministro con una carica importante istituzionale della Repubblica italiana potesse discriminare addirittura, e sottolineo addirittura, cittadini italiani.
In conclusione della vicenda?
Rimango fermamente sul “purtroppo”. Credo che il post della signora Dalla Chiesa sia abbastanza offensivo. Non querelo nessuno. Mi piacerebbe, visto che non ha avuto la pazienza o il tempo di approfondire, che prima di prendere a calci il sottoscritto o di dire che sarebbe meglio non fossi italiano avesse il tempo di vedere a cosa si riferiva quel post. E non chiedesse scusa a me: chiedesse scusa ai rom italiani.
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