Dopo aver ascoltato tutte le forze politiche e sondato la loro disponibilità, nei primi colloqui, il presidente del Consiglio incaricato è rientrato ieri sera nel suo ‘buen retiro’ di Città della Pieve, in Umbria, dove ha trascorso la domenica di lavoro.
Mario Draghi ha impegnato la pausa tra il primo giro di consultazioni e il secondo a lavorare alla bozza di programma di governo che, a partire da domani, dovrebbe illustrare ai partiti.
Ora i partiti si attendono che il secondo giro di consultazioni, a Palazzo Montecitorio, sarà incentrato sul programma. Mentre resta il rebus sulla squadra che lo affiancherà: se sarà composta da ministri tecnici o politici, oppure farà ricorso a una forma ibrida.
Il premier incaricato rientrerà a Roma oggi. Fitto il calendario del secondo giro di consultazioni, che durerà in tutto 48 ore.
Lo schema resta quello di partire dai ‘piccoli’ e concludere con il gruppo più numeroso. Si parte, domani pomeriggio, dalle 15 alle 15:15, con il gruppo Misto della Camera e le Minoranze linguistiche. A seguire, dalle 15.30 alle 15:45, sfileranno i deputati di Maie-Psi. Dalle 16 alle 16:15, sarà il turno di Azione e Più Europa-Radicali italiani. Alle 16:30 Draghi vedrà le componenti minori del centrodestra, Noi con l’Italia e Cambiamo; alle 17 Centro democratico-Italiani in Europa; alle 17.30 i senatori delle Autonomie (Svp, Patt, Uv).
Martedì le consultazioni di Draghi inizieranno, dalle 11, con il neonato gruppo di Palazzo Madama di Europeisti-Maie-Centro democratico. Dalle 11:45 alle 12:15 il presidente incaricato incontrerà Liberi e uguali e, a seguire, dalle 12:30 alle 13, i rappresentanti di Italia viva. Alle 13:15, poi, sarà il turno di Fratelli d’Italia, unico partito al momento che ha già annunciato che non voterà la fiducia. Il Partito democratico è atteso dalle 15 alle 15:30. Dalle 15:45 alle 16:15 sarà la volta di Forza Italia e Udc, e, a seguire, dalle 16:30 alle 17, della Lega. La chiusura del secondo giro è dalle 17:15 alle 17:45 con il Movimento 5 Stelle. Al termine delle consultazioni potrebbe svolgersi un confronto con le parti sociali.
Dopodichè, il presidente incaricato potrebbe salire al Colle per riferire a Sergio Mattarella l’esito degli incontri con i partiti. Se fosse confermato il sostegno ampio dei partiti che sembra esserci, Draghi potrebbe sciogliere la riserva e presentare la lista dei ministri poco dopo.
Stando quanto riferito dai partiti al termine del primo giro di consultazioni, in cima alle preoccupazioni del premier incaricato il tema dell’emergenza sanitaria e della revisione del piano vaccinale oltre alla scadenza del blocco dei licenziamenti, fissata a fine marzo. Diversi partiti – in primo luogo Forza Italia e Italia viva – chiedono poi che sia riscritto il Recovery plan redatto dal governo Conte II.
Sul fronte della squadra, sia M5s che Lega chiedono la formazione di un governo politico, con la differenza che il partito di via Bellerio sostiene di voler lasciare a Draghi ‘carta bianca’ non ponendo condizioni sulla partecipazione degli altri partiti, né veti sulle persone. In una parte dei 5 stelle, al momento, permangono, invece, grosse perplessità sulla partecipazione al governo dei ‘vecchi’ alleati del Conte I. Ma l’obiettivo dei vertici pentastellati sarebbe di contenere il più possibile la fronda di contraria al nuovo governo e affidare la decisione finale agli iscritti con voto su Rousseau.
A parte gli esperti di alto profilo, la giurista Marta Cartabia, gli economisti Lucrezia Reichlin, Fabio Panetta, Carlo Cottarelli, Dario Scannapieco e Vittorio Colao, sono pochi i nomi di politici che circolano nel toto ministri di palazzo, esercizio che appare al momento comunque prematuro. Tra questi, il vice segretario leghista Giancarlo Giorgetti, sostenitore di Draghi della prima ora, nel suo partito, o l’avvocato di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno. Altri nomi che circolano sono quelli, per M5s, di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli; per il Pd, Lorenzo Guerini e Dario Franceschini; per FI, Antonio Tajani e Mara Carfagna.
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