Non sarà certo perdonato facilmente Matteo Renzi per aver scatenato una crisi nel bel mezzo di una pandemia.
Ma per Massimo Cacciari la colpa non è da imputare unicamente al leader di Italia Viva, bensì a una classe dirigente e politica che ha fallito su tutta la linea.
Il filosofo ed ex sindaco di Venezia parla di «un laboratorio Italia che ha sfornato il suo caso più spettacolare», inventando una crisi di palazzo in piena regola.
Tanto che siamo debitori «a chi si interroga con angoscia per il proprio futuro» di «risposte intellettualmente più oneste» dei tramestii parlamentari.
Quindi qui «non si tratta di Renzi o di Conte, o dei residui di antiche tradizioni politiche, o dell’ennesima riedizione in sedicesimo delle secolari lotte intestine in seno alle ‘sinistre; si tratta della bancarotta di una classe dirigente – sostiene Cacciari -, di cui quella politica è solo una parte, per quanto essenziale».
Ovvero, si tratta dell’esito «di una lunga storia nella quale invece di porre mano, come era necessario a riforme di sistema dal piano delle nostre istituzioni, Parlamento e governo, all’apparato burocratico-amministrativo, siamo andati rottamando allegramente partiti, sindacati e corpi intermedi».
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