Li chiamato riformisti, si potrebbero dire centristi anche se non un centrismo cattolico modello vecchia Dc ma un polo liberal-democratico, più o meno liberista in economia e con attenzione più accentuala ai diritti civili.
Ma è presto per dire perché anche tra loro ci sono grandi differenze.
”Ecco compiuta la restaurazione. Ci saranno ancora colpi di coda ma la scelta è fatta e obbliga a prendere contromisure. La decisione grillina di rendere stabile l’alleanza a sinistra è un rovesciamento della loro storia. Nati col ‘vaffa’ gridato da Grillo nelle piazze italiane, cresciuti come movimento antisistema, i 5 Stelle ufficializzano la trasformazione in partito e si apprestano a diventare uno dei tanti”.
Lo scrive in un post su Facebook il senatore del Psi Riccardo Nencini.
”Stando al governo stabilmente, la strada era segnata, pur tuttavia sarà pregna di effetti. Intanto -prosegue l’esponente socialista- l’asse col Pd è destinato a rafforzarsi a partire dal governo per poi allargarsi pian piano ai livelli locali. Intorno a questo baricentro Zingaretti e Di Maio (Crimi?) proveranno a costruire l’alternativa alla destra. Domando: un blocco che nei sondaggi vale circa il 35% dei consensi, con punte da sinistra radicale, talvolta antieuropea, spesso inneggiante all’assistenzialismo, può costituire un’alternativa credibile per gli italiani? Rispondo di no senza pensarci. Ragione in più per mettere assieme i tanti riformismi sparsi -dai socialisti a Calenda, da Italia viva a Radicali, Verdi, Bonino- in una alleanza che dia contenuti di giustizia e di libertà alla sinistra italiana”.
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