L’ex Guardasigilli e attuale vice-segretario del Pd Andrea Orlando lo ha detto e lo ha ripetuto: “La manovra da 55 miliardi dopo averne fatta una da oltre 24, in uno stato di ordinaria amministrazione ce la saremmo sognata. Questo ha una serie di implicazioni. Nelle prossime settimane vivremo una serie di attacchi al governo finalizzati alla sua caduta, ispirati anche da centri economici e dell’informazione, non tanto a correggere come è lecito l’attività di governo ma a rivedere il patto di governo e a riorganizzare la maggioranza”.
Ha poi aggiunto: “Noi spendiamo ottanta miliardi di euro per la pandemia e nelle prossime settimane vedrete gruppi editoriali e centri di potere che tenteranno di buttare giù il governo”.
Follia? A dire il vero proprio in un intervento pubblicato su Globalist lo scorso 5 maggio, Arturo Scotto aveva detto sugli attacchi al governo: “Puzza troppo di sinistra. Puzza troppo di dialogo con i sindacati, dopo anni di disintermediazione forzata. Puzza troppo di autonomia dall’attuale configurazione della leadership europea, dopo anni di cieca subalternità ai dettami dell’austerity. Il senso dello scontro sta tutto qui.
Non è un mistero che il fatto che a gestire la mole di danari pubblici che saranno mobilitati nella ricostruzione (ancora tutti da misurare, a partire dall’entità del recovery fund ) possa essere una maggioranza siffatta, che va dal centrosinistra ai Cinque Stelle, tolga il sonno a qualcuno.
Alla Confindustria innanzitutto che è tornata a battere cassa senza offrire in cambio nulla: soldi a fondo perduto, ma nessun vincolo occupazionale, nessun divieto di delocalizzazione, nessun impegno a reinvestire.
A chi sta ridisegnando il panorama editoriale italiano, troppo impegnato a ribadire scontate fedeltà atlantiste e a recuperare discutibili toni da guerra fredda, come se la geopolitica della pandemia ci consegnasse schemi classici e immodificabili, manco avessimo i cosacchi sulle rive del Tevere.
A chi persino dentro la chiesa sta battendo la strada al superamento del magistero bergogliano, reo evidentemente di pensare più agli effetti sociali della pandemia che a quelli sulle anime”.
Sarà così: vedremo. Dopo l’estete molte cose saranno più chiare.
Argomenti: giuseppe conte