Conte replica alle critiche: "I rischi di contagi di ritorno ci sono, ci vuole prudenza"

Conte sottolinea: “L’indice del contagio R0 adesso è sotto l’uno. Se tornasse a 2 vorrebbe dire in pochissimo tempo 200 mila contagiati, poi 400 mila, poi 800 mila, poi 1 milione e seicentomila e così via

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28 Aprile 2020 - 07.32


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Molte sono state le critiche per le misure del Dcpm che apre la Fase 2, considerate da molti troppo prudenti. Ma Giuseppe Conte non indietreggia di un millimetro e dopo aver dichiarato che se tornasse indietro rifarebbe tutto uguale, torna a difendersi dalle proteste: “Il rischio di un contagio di ritorno da coronavirus è molto concreto. Abbiamo predisposto un congegno di misure per una riapertura prudente che ci permetta di tornare a chiudere immediatamente, intervenendo in modo mirato”. 
“Dal 4 maggio 4.5 mln di lavoratori torneranno a lavorare, molti prenderanno mezzi pubblici, è già un rischio. Anche il mezzo privato può essere un focolaio. Ma il motivo per cui le scuole resteranno chiuse e non si ha un grande l’allentamento delle relazioni sociali è che non possiamo fare di più, affrontiamo un rischio calcolato” ha continuato il premier.
Il documento redatto dagli esperti “conferma queste decisioni. Dobbiamo agire con ragionevolezza e prudenza, ma non possiamo permetterci una situazione fuori controllo, sarebbe una beffa dopo tutti i sacrifici fatti”. Gradualmente ci saranno “passi significativi se la curva resta sotto controllo. Io sono il primo a volerlo, ma per ora dobbiamo procedere così”, ha concluso.
“Non sono pentito. Io ho una grande responsabilità nei confronti del Paese. Non posso permettermi di seguire il sentimento dell’opinione pubblica che pure comprendo nelle proprie emozioni. La bussola che guida l’azione e le scelte del governo sono le valutazioni che hanno e devono continuare ad avere una base scientifica. È mio dovere attenermi a questa”. 

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“C’è una certa rigidità del comitato tecnico-scientifico, ma se c’è è sulla base della letteratura scientifica sui contagi che loro hanno a disposizione”, riconosce Conte, che continua: “Capisco il sentimento di frustrazione e di contrarietà. Ma per capire la situazione che stiamo vivendo mi attengo a un esempio e a un semplice calcolo che riguarda la vita di tutti noi. Se un paziente solo, il famoso paziente uno, è riuscito a far esplodere un focolaio e a scatenare un contagio tale da obbligarci a chiudere l’intera Italia, riuscite a immaginare cosa potrebbe succedere con 100 mila casi positivi, quali sono quelli attualmente accertati? Senza contare che in questo momento sicuramente ci sono anche positivi non accertati”.

Conte sottolinea: “L’indice del contagio R0 adesso è sotto l’uno. Se tornasse a 2 vorrebbe dire in pochissimo tempo 200 mila contagiati, poi 400 mila, poi 800 mila, poi 1 milione e seicentomila e così via. La curva diventerebbe esponenziale. Con il tasso di letalità che c’è, sarebbe imperdonabile. Abbiamo l’obbligo di tenerla sotto controllo in tutti i modi. Adesso tutto ci sembra più semplice perché siamo chiusi in casa. Ma basterebbe pochissimo per perdere il controllo della situazione. Soltanto che questa volta precipiteremmo in una condizione ben peggiore e forse irreversibile. Ecco perché sono convinto, convintissimo, che sia meglio procedere sulla base di un piano ben programmato, per minimizzare al massimo il rischio di una ricaduta che sarebbe fatale”.

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Il premier dice ancora: “Ai cittadini abbiamo voluto allentare un po’, per andare incontro ai desideri comuni, evitando però una sensazione di liberi tutti e di trasformare la ritrovata libertà in un diffusore del contagio anche tra i familiari e gli amici. Anche per questo abbiamo mantenuto l’autocertificazione, con specifiche motivazioni. Proseguiremo per step, pronti a correzioni se vedremo la curva rialzarsi.

Ricorreremo a nuove zone rosse se necessario il rischio di una ricaduta che sarebbe fatale”, ripete il presidente del Consiglio, che promette di risolvere presto anche il nodo delle funzioni religiose: “Con la Cei lavoreremo per concordare uno specifico protocollo di sicurezza, in modo da garantire a tutti i cittadini che parteciperanno a celebrazioni liturgiche condizioni di massima protezione, questo anche per tutelare i parroci e i celebranti contro il rischio che si diffonda il contagio tra i fedeli”.

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