In concomitanza con la manifestazione della Lega all’Eur di Roma, oggi le Sardine hanno organizzato un flash mob a Piazza Santi Apostoli, per il quale sono stati raccolti tramite crowdfunding 6.200 euro che le Sardine promettono saranno rendicontate nel dettaglio.
E sulle paline turistiche dei palazzi Odescalchi e Colonna è comparsa una ‘pasquinata’, ossia una poesia satirica in versi, rigorosamente in romanesco, secondo la tradizione della statua di Pasquino che si trova nell’omonimo piazza romana.
La ‘statua parlante’ divenne famosa tra il XVI e il XIX secolo perché i cittadini romani erano soliti lasciare appese al collo della statua queste rime satiriche che punzecchiavano i potenti, spesso i Papi che arrivarono a odiare la statua, tanto che alcuni di loro provarono attivamente a sbarazzarsene: Adriano VI cercò di gettarla nel Tevere e fu all’ultimo dissuaso dai cardinali, che sapevano bene quanto fossero sensibili i romani, mentre Benedetto XIII emise addirittura un editto che condannava a morte chiunque si fosse macchiato di ‘pasquinate’.
Ma per tutta risposta le poesie cominciarono a spuntare in vari punti della città, fino a far dimenticare la statua originale, che rimase muta per moltissimo tempo fino alla visita di Hitler a Roma, quando comparvero quattro versi: “Povera Roma mia de travertino/te sei vestita tutta de cartone/pe’ fatte rimira’ da ‘n imbianchino/venuto da padrone!”.
Oggi, in occasione della visita di Salvini a Roma, ecco la pasquinata comparsa in piazza Santi Apostoli:
“Roma mia, te stai a fa’ Legà
Nun t’aricordi quanno stavi a fa’
La resistenza sett’antanni fa?
Te vojo di na cosa, ascorta bene:
quello è ‘no stronzo, nu’ je devi crede!
Te vole vedé morta, credulona
da quanno te chiamó Roma ladrona.
ce sei cascata e mo me vie’ da piagne
damme ‘na mano, mannalo a le fogne!
Mo’ scenni ne le strade, tra le case
Prima che quello ce fa morì de fame
Ché dice sempre prima l’italiani
E che er problema so’ li mussulmani.
N’è vero gnente: mentre s’ammazzamo
Quello ce leva pure le mutanne.
Credi a pasquino tuo,nun te fidà,
Dije che Roma nun se fa’ Legà!”.
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