I renziani pronti all’assalto. Divisi in due fronti: quelli alla baionetta modello Giachetti-Ascani e quelli che preferiscono alternare scudo e spada e si dimostrano meno intemperanti.
Per ora ci sono soltanto “mugugni perché fino al 26 maggio stiamo buoni, poi vediamo come vanno le elezioni”.
A fine giornata dalle parti dell’area Lotti-Guerini si sintetizza così il clima in casa dem.
Nel mirino le nomine di Nicola Zingaretti che ha fatto Andrea Orlando e Paola De Micheli suoi vice. “Siamo passati dalla gestione unitaria alla gestione proprietaria…”, dicono nella minoranza rinfacciando al segretario di non aver tenuto fede alla promessa di una segreteria plurale. “Non si è fatta perché le varie aree della minoranza non si sono accordate tra loro…”, è la replica.
E poi c’è la questione Umbria. La critica a Zingaretti da parte dell’area di provenienza renziana è quella di un eccesso di giustizialismo. In particolare una nota di De Micheli non è piaciuta ai garantisti dem. Stasera alla riunione del gruppo del Senato con il segretario si riferisce che il clima non sarebbe stato idilliaco.
Non c’è stato dibattito durante la riunione, solo comunicazioni del segretario e del presidente del gruppo, Andrea Marcucci.
Dalle parti di Zingaretti specificano che nessuno ha voluto sottrarsi alle domande dei senatori: “E’ stata una decisione dell’ufficio di presidenza del gruppo e Zingaretti, agenda alla mano, ha dato disponibilità per il 7 maggio per una nuova riunione, più articolata, con i senatori”.
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