Nicola Zingaretti, governatore della regione Lazio e candidato alla segreteria del Pd, vede vicina la crisi di governo dopo i forti dissensi registrati nelle ultime settimane tra Lega e M5s.
“Non mi stupirei – ha detto Zingaretti intervistato da la Stampa – se si tornasse a votare in primavera, in contemporanea con le Europee. E nel Pd dobbiamo essere pronti. L’esecutivo rischia di implodere: non sarà in grado di affrontare la finanziaria del prossimo anno. Ma se vogliamo riconquistare elettori non possiamo percorrere la strada degli ultimi anni”.
Zingaretti ha anche spiegato quale sarebbe la prima misura economica che adotterebbe se dovesse governare: “Punterei a far sbloccare gli investimenti per le infrastrutture e mi fa piacere dirlo in questi giorni di dibattito sulla Tav. Ogni anno ci sono 30 miliardi di euro a disposizione dei cantieri che non vengono utilizzati”.
Il governatore del Lazio è poi tornato a parlare della sua candidatura alla guida del Pd. “Se mi candido – ha sottolineato Zingaretti – non è per rottamare qualcuno ma perché i cittadini si aspettano dal Pd un segnale di discontinuità”. La candidatura di Marco Minniti le sembra voluta dal gruppo dirigente renziano? “Non posso negare – ha risposto il governatore del Lazio – che Minniti abbia fatto parte di quella stagione politica e ne sia stato in qualche modo co-protagonista”.
Quindi, un messaggio anche a Matteo Renzi. “Mi auguro che resti nel partito e nel gruppo dirigente. Ma deve capire che ci sono delle stagioni in cui è bello guidare, delle altre in cui è meglio spingere gli altri”.
Zingaretti afferma che la sua “vera ossessione” è l’unità del partito. “Sa che cosa mi dice la gente quando mi ferma? Io voterei anche per te, Nicola, ma poi so che nel Pd ognuno fa come gli pare”.
Ci sarà un ticket segreteria-premiership con Paolo Gentiloni? “E’ troppo presto – ha affermato Zingaretti – per rispondere a questa domanda. Però c’è da dire che già il 4 marzo Gentiloni era il nostro candidato più popolare, aveva governato il Paese e godeva di un consenso trasversale. Purtroppo, però, ci furono delle resistenze e i risultati si sono visti. Il punto politico è che un partito al 30% può anche immaginare un premier-segretario che serve per il bipolarismo. Quando sei al 17-18% certi discorsi non valgono più”.
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