La Tav non si farà. Secondo quanto riportano oggi i quotidiani Repubblica e La Stampa, il presidente del consiglio Giuseppe Conte avrebbe deciso di lasciar perdere il progetto su pressione del Movimento 5 stelle.
“È una scelta quasi obbligata per il M5S che vive con disagio le proteste degli attivisti locali che fino alle elezioni del 4 marzo erano l’avanguardia territoriale dei grillini contro le grandi opere e che ora si sentono traditi, travolti dalle voci di un ripensamento nel M5S di governo”, scrive La Stampa.
Tutto nasce, spiega La Repubblica, da un “sondaggio ultra riservato, rimbalzato dai primi piani alti del movimento fin nel cuore dell’esecutivo. Sostiene che tre questioni – Tav, Ilva e Tap – sono i principali ostacoli al consenso penta stellato. Per reagire, Di Maio ha deciso di calare la ghigliottina almeno su uno dei tre nodi, in modo da scioglierlo. E la sentenza ha colpito proprio la Torino-Lione”.
Venerdì 27, intervenendo a Radio24, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, voce di un partito espressione degli imprenditori, specie del Nord che attendono l’opera come occasione per aumentare i commerci con il resto d’Europa, ha detto che “dal punto di vista personale conviene andare avanti e non indietro. Sto garantendo in Piemonte come in Puglia analisi, costi e benefici. L’opera serve? Costa di piu’ bloccarla o proseguire? E questo vale – ha concluso Salvini per la Tav, la Tap, la Pedemontana, il Terzo Valico”. E questo forse potrebbe diventare terreno di dibattito nel governo.
Per un nodo sciolto però, un altro sembra destinato a rimanere intrecciato.
Infatti, secondo quanto trapela sui quotidiani, la Tap si farà. Il Corriere della Sera scrive che l’argomento alla Casa Bianca è stato messo “in cima alla lista dell’agenda” dell’incontro tra il presidente americano Donald Trump e il presidente del consiglio Giuseppe Conte: “Conte fornirà le rassicurazioni e le garanzie che gli americani si aspettano sull’avanzamento della Tap”, scrive il giornale di via Solferino. Il motivo per cui la Tap non si può cancellare è legato anche al fatto che il Governo non è intenzionato a pagare la penale per annullare l’opera, che dovrebbe aggirarsi tra i 40 e i 70 miliardi di euro, ma anche le stime più ottimistiche del Mise parlano di una penale non inferiore ai 20 miliardi.
Le autorità azere la scorsa settimana, durante la visita di Mattarella a Baku, avevano avvertito l’Italia: “Se non avete già intenzione di portare avanti l’opera non dovete che dirlo, abbiamo rotte alternative, l’Austria e altri paesi sarebbero ben felici…” .
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