Il sindaco di Cagliari parla dell'Aquarius e invita alla solidarietà, centinaia i commenti d’odio su Fb
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Il sindaco di Cagliari parla dell'Aquarius e invita alla solidarietà, centinaia i commenti d’odio su Fb

“Vengono per delinquere”, “Prima i sardi” e “Aiutateli a casa loro”, “Basta buonismo” sono i commenti che si ripetono come slogan mandati a memoria.

Massimo Zedda
Massimo Zedda
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11 Giugno 2018 - 10.59


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La nota del sindaco di Cagliari Massimo Zedda sulla necessità di accogliere i migranti a bordo della nave Acquarius, a cui il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha rifiutato l’approdo in Italia, ha suscitato una marea di polemiche sul social network Facebook. Come racconta Sardiniapost.it  oltre cinquecento i commenti al post di Zedda in poche ore. Il più frequente è “Portali a casa tua”, scritto da chi ignora che le regole internazionali dell’accoglienza ai profughi impongono l’onere allo stato, non ai singoli cittadini o ai sindaci.

“Nel Mediterraneo c’è una nave con 629 persone a bordo – ha scritto ieri sera il primo cittadino di Cagliari. – Non possiamo lasciare 11 bambini, 7 donne incinte e 123 minori in balia della disperazione. C’è un senso, un principio, un sentimento che le politiche hanno il dovere di anteporre: l’umanità. Il rischio è che esseri umani e bambini paghino le conseguenze più pesanti di scelte irrazionali, scellerate e demagogiche. Il governo autorizzi l’ingresso della nave in acque italiane e discuta, nelle sedi opportune, con l’Europa, le politiche dell’accoglienza”.

Leggi anche:  La nave di Emergency sbarca 49 migranti ad Ancona

“Vengono per delinquere”, “Prima i sardi” e “Aiutateli a casa loro”, “Basta buonismo” sono i commenti che si ripetono come slogan mandati a memoria.

Per fortuna, in mezzo a tanti commenti razzisti e carichi d’odio, c’è chi invita a restare umani: “Offriamo la nostra ospitalità, signor Sindaco – scrive Tiziana Basciu -: quella della Città di Cagliari, quella della Regione Autonoma della Sardegna. Facciamo la nostra parte. Quando l’ingiustizia è così palese la disobbedienza civile è un obbligo morale”.

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