Ora che i grillini si apprestano ad andare al governo con il benestare del “pagatore dei mafiosi Silvio Berlusconi, vale la pena di ricordare su quali basi parte il “governo del cambiamento” al grido di onestà onestà onestà.
Cosa scrivevano i supremi giudici nel 2012? Berlusconi pagò (“cospicue somme”) le famiglie mafiose per assicurarsi protezione e Marcello Dell’Utri fece da mediatore nella trattativa. Questo scrivono i giudici della Cassazione nelle motivazioni della sentenza che ha annullato con rinvio la condanna per concorso esterno a Dell’Utri. Spiegano i supremi giudici – nella sentenza 15727 di 146 pagine – che in maniera “corretta” sono state valutate, dai giudici della Corte d’Appello di Palermo, le “convergenti dichiarazioni” di più collaboratori sul tema “dell’assunzione, per il tramite di Dell’Utri, di Mangano ad Arcore, come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di Cosa Nostra”. Provata anche la “non gratuità dell’accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore della mafia”. Secondo la Cassazione, comunque, Berlusconi pagò la mafia “da vittima”.
L’incontro con i boss nel ’74. Inoltre non ci sono dubbi che, nel 1974, in uno degli uffici di Berlusconi, allora solo imprenditore, abbia avuto – insieme a Dell’Utri – un incontro con i boss mafiosi Di Carlo, Bontade, Teresi. Nella riunione fu presa la “contestuale decisione di far seguire l’arrivo di Mangano presso l’abitazione di Berlusconi in esecuzione dell’accordo” sulla protezione ad Arcore. Lo scrive la Cassazione rilevando che su questo ‘vertice’ il pentito Di Carlo è stato riscontrato.
Dell’incontro – avvenuto in uno degli uffici di Berlusconi che i pentiti non hanno saputo indicare con precisione, tuttavia non nell’edificio di Foro Bonaparte – la Cassazione, nelle motivazioni su Dell’Utri, osserva che i giudici di merito hanno trovato un “preciso riscontro nelle dichiarazioni di altro collaboratore, il Galliano, il quale aveva riferito di avere appreso i dettagli di quello stesso incontro e del suo scopo, forniti da Cinà nel corso di un pranzo con altri esponenti mafiosi nel 1986”. La deposizione di Galliano, aggiunge ancora la Cassazione, è, a sua volta, “stata sottoposta a attenta analisi sulla credibilità”. La tenuta delle prove dell’incontro diretto tra Berlusconi e i boss erano state messe fortemente in dubbio da Francesco Iacoviello, il sostituto procuratore generale dell’udienza in Cassazione su Dell’Utri.
L’assunzione dello stalliere Mangano. Per quanto riguarda l’assunzione del mafioso Mangano come stalliere alla villa di Arcore, ad avviso della Suprema Corte il dato di fatto “indipendentemente dalle ricostruzioni dei cosiddetti pentiti, è stato congruamente delineato dai giudici di merito come indicativo, senza possibilità di valide alternative, di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri che, di quella assunzione, è stato l’artefice grazie anche all’impegno specifico profuso da Cinà”.
E se nel periodo in cui lavorò con Berlusconi il rapporto con la mafia, secondo i giudici, va provato il concorso esterno in associaizone mafiosa nel periodo che va dal 1977 al 1982 quando Dell’Utri lavorava con Rapisarda.
Argomenti: silvio berlusconi