Renzi sempre più confuso torna alla retorica della rottamazione
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Renzi sempre più confuso torna alla retorica della rottamazione

E accusa i fuoriusciti come responsabili di ogni rovina e dell’indebolimento della sinistra.

Matteo Renzi
Matteo Renzi
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Nuccio Fava Modifica articolo

28 Giugno 2017 - 13.38


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 Solo alcuni anni distanziano la strage di Brescia dall’abbattimento su Ustica del volo Bologna Palermo. Urge una domanda di giustizia e di verità che prima di tutto i familiari delle vittime ma anche l’opinione pubblica e i cittadini avrebbero tutto il diritto di vedere soddisfatta. Ma l’attenzione ruota tutta intorno al dopo ballottaggi, con un Renzi sempre più confuso e senza voler mancare di rispetto alcuno sembra farneticare in contraddizione clamorosa con la realtà. Il leader Pd invoca un ritorno alla rottamazione della Leopolda, accusando i fuoriusciti come responsabili di ogni rovina e dell’indebolimento della sinistra sino alla catastrofe dei ballottaggi. Negando peraltro prima da Renzi e dagli amici del “giglio magico” sostenitori addirittura se non di un trionfo, di un risultato fortemente positivo. In ogni caso Renzi liquida la sua analisi interpretando a suo modo il voto amministrativo come cosa diversa dal voto politico nazionale e che in ogni caso ha punito severamente il governo. Il povero Gentiloni ovviamente resta silenzioso e coperto anche se sarebbe semplice semplice replicare : ma chi ha governato in questi ultimi anni, chi ha provocato la catastrofe del referendum, la rottura dentro il partito con l’assenza di ogni capacità di serio confronto e di dialogo? Si tratta evidentemente di questioni politiche troppo semplici e che è meglio non mettere in campo perché mostrerebbero inesorabilmente la fragilità e l’inconsistenza dell’analisi.

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”Con questi protagonisti non vinceremo mai” si esprimeva con uno sfogo Nanni Moretti ai tempi della segreteria D’Alema e di Walter Veltroni. Al riguardo non si capisce tra l’altro perché il perfido nemico è sempre D’Alema mentre le sviolinate e le raccomandazioni di Walter risultano bene accette. Per non dire di quelle del presidente emerito Napolitano, consigliere e sostenitore del leader Pd sino all’estremo. Ma la vicenda della chiesa non ha mai registrato nella sua lunga storia la figura di un Rottamatore; semmai papi conservatori e papi riformatori, ciascuno impegnato a promuovere con modalità diverse ed anche discutibili il mistero della storia della salvezza giunto sempre diverso e sempre uguale sino ai nostri giorni. Nessuno però è stato davvero programmabile e prevedibile sino al detto comune tra i colleghi vaticanisti: chi entra papa in conclave ne esce cardinale.

Il nostro Renzi non ha evidentemente riflettuto abbastanza sulla storia della chiesa ma forse anche poco sulla storia della politica. Non si comprenderebbe infatti questa sua ossessione in tema di “politiche delle alleanze” che fin dall’azione di Cavour ai tempi della guerra di Crimea e nei passaggi decisivi della cosiddetta prima repubblica e delle cosiddette fasi politiche ed istituzionali che l’hanno seguita abbiano mai potuto fare a meno del discorso delle alleanze.

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Ancora studente Giorgio La Pira mi presentò nei pressi della Chiesa Nuova Lelio Basso, esponente della sinistra socialista, colto ed intransigente. “Cerca di seguirlo e di frequentarlo” mi disse, è sottile e severo ma capace di dialogo come pochi. Renzi purtroppo sembra preso solo da sé, dalla convinzione di possedere sempre solo lui le risposte migliori. Gli altri possono solo essere subalterni, collaboratori del suo disegno, da scaricare al momento più opportuno : vedi la fine del Nazareno 1°, lo “sta sereno” a Enrico Letta, lo straordinario scambio di cortesie verbali con Angelino Alfano. Può sembrare che troppo spazio abbiamo dedicato alle vicende del Pd e della sinistra, per la quale sarebbe velleitario e controproducente auspicare un embrassez nous in vista di impegni elettorali. Il problema è molto più serio e profondo e neanche di per sé la generosa iniziativa dell’ex sindaco di Milano è ancora appena agli inizi.

Sarebbe però irresponsabile non percorrere tutte le strade per favorire una chiarificazione di fondo con conseguenti scelte per governare questo paese in una fase così travagliata e difficile. Non si creda che nel campo del centro destra manchino i problemi.

Con la vittoria che Berlusconi si è subito con astuzia attribuito, parlando di una chiamata degli elettori moderati come ai tempi del contratto con gli italiani firmato nel compiacente studio di Vespa, ignora del tutto i mutamenti avvenuti negli ultimi 20 anni, i governi di Monti e Letta e i 1000 giorni di Renzi che pure hanno provocato l’uscita del ex Cavaliere dopo l’elezione di Mattarella e lo sbandamento che ne è seguito.

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E’ superficiale e sbagliato parlare di chiamata del popolo e sentirsi di conseguenza investito della funzione di realizzare una convergenza di tipo Popolare europea a trazione moderata. Sarebbe un sogno che ignora però l’esistenza non solo dell’antagonista leghista Salvini ma quello forse più rilevante dei 5stelle . Che pure escono un po’ ammaccati dal voto e con evidenti divisioni interne che dovrebbero però suggerire all’ex Cavaliere di non sfoggiare slogan superficiali e profondamente errati :”i 5stelle sono un pericolo come i comunisti prima del crollo dell’impero sovietico”. Il quadro politico non è per nulla rassicurante ed anche l’operazione sulle banche resta un sacrificio non da poco. Di questo si parla soprattutto ai monti e al mare, nei bar e tra i pensionati che cercano la frescura nei giardinetti. Le alchimie di una politica distante e respingente, i tentativi espliciti o sotterranei per trovare una qualche intesa sulla legge elettorale non interessano quasi nessuno e non saranno i telegiornali del nuovo corso Rai a contribuire ad una migliore comprensione.

 

       

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