Da un punto di vista giudiziario massimo garantismo. Ma da un punto di vista politico la figura di Virginia Raggi alla guida del Comune di Roma appare come quella di una sprovveduta – o giù di lì – totalmente assoggettata dal un lato al “raggio magico” e dall’altro alla Casaleggio associati.
Dai nuovi atti depositati emerge uno scenario molto preciso: nei messaggi scambiati su WhatsApp è uscito fuori come la Raggi si confrontasse con Raffaele Marra su tutto. Inoltre la sindaca spiegava di aver ricevuto “istruzioni” da Casaleggio sui temi più svariati, come ad esempio l’emergenza abitativa. “Sì – si legge in una chat – anche capire se questi sono veramente nelle case che dovevano essere per emergenza abitativa o meno credo debba fare la parte della replica”.
Dalle chat di WhatsApp riemerge anche il nodo sulla nomina del fratello di Marra. Quando era stata sentita dall’Anticorruzione del Comune, la Raggi aveva assicurato di aver deciso “in totale autonomia”. Ecco, però, Raffaele Marra scrivere alla Raggi proprio dell’aumento dello stipendio del fratello Renato. È il 14 novembre dell’anno scorso. “Se lo avessi fatto vicecomandante – scrive – la fascia (retributiva, ndr) era la stessa”. “Infatti abbiamo detto vice no – replica il sindaco – abbiamo detto che restava dov’era con Adriano”. “E infatti – incalza l’ex braccio destro – con Adriano il posto era quello di cui abbiamo sempre parlato”. Adriano è Adriano Meloni, assessore capitolino al Turismo. Grazie alla nuova nomina Renato Marra sarebbe dovuto andare a lavorare proprio con lui.
Dalle intercettazioni del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Roma risulta evidente che Raggi avesse discusso più volte con Marra della nomina del fratello. E, anche quando il sindaco si lamenta di non aver capito che Renato Marra avrebbe guadagnato di più, l’ex braccio destro: “Mi stai dando del disonesto. Non ti ho mai nascosto nulla. Te l’ho detto, evidentemente non troppe volte. È solo a tua tutela che ha fatto un passo indietro (da vicecomandante dei vigili, ndr). Purtroppo l’onestà non paga”.
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