Non chiamatela conferenza stampa. Chiamatela malcelata furberia intrisa di un leggero vittimismo. Come il peggiore Renzi che non ha tenuto conto del voto dei cittadini del 4 dicembre, la Raggi non dà conto del suo operato. Non davvero. Nella pantomima-stampa ha affermato: “Probabilmente (probabilmente?) abbiamo sbagliato: di questo mi dispiace per i cittadini romani, per il Movimento 5 Stelle e per Beppe Grillo”. Virginia Raggi parla in solitaria ma non risponde a nessuna domanda sull’arresto del capo del personale del Comune di Roma Raffaele Marra su fedelissimo e blindatissimo braccio destro.
Le domande in punta di lingua a tutti i giornalisti, e non solo, sono: chi è davvero Raffaele Marra per la Raggi? Perchè è rimasto in sella nel Campidoglio della “trasparenza”? Perchè la sindaca lo ha sempre difeso ad oltranza?
Sul perchè invece non abbia voluto domande, qualche risposta ce la diamo da soli.
Una figura ambigua quella di Marra, “un virus nel Movimento” come lo definì la Lombardi infuriata sul suo profilo facebook. Nonostante infatti sia stata messa in guardia dai grillini della prima ora e nonostante il fondatore del M5s abbia provato a più riprese a scomunicarlo una volta per tutte, Virginia Raggi lo ha sempre difeso a oltranza.
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Andiamo per gradi. Marra a luglio diventa capo del personale del Campidoglio.
A fine ottobre finisce nel mirino dell’Anac, l’autorità guidata da Raffaele Cantone, che dopo una serie di verifiche ne mette in dubbio anche i titoli per occupare ruoli dirigenziali nell’amministrazione comunale. In contemporanea esce, grazie al lavoro del giornalista Emiliano Fittipaldi, un’inchiesta sull’Espresso sugli affari immobiliari del Rasputin del Campidoglio. Affari con Scarpellini, l’imprenditore della Casta arrestato oggi con lui. Ma anche con L’imprenditore Amore, oggi coinvolto con Mafia Capitale.
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Ed è proprio in quei giorni che si verifica la telefonata infuocata fra Raggi e il fondatore del M5s. La prima cittadina: “Marra viene attaccato in modo così violento proprio perché lui è nemico dei poteri forti, quegli stessi poteri che noi stiamo cercando di combattere. Perciò abbiamo il dovere di difenderlo”, taglia corto la sindaca, respingendo il pressing di Grillo per accantonarlo. Il capo del personale resta dov’è. La sua poltrona a palazzo Senatorio non viene toccata.
I primi di novembre Beppe Grillo, preoccupato per i pasticci del cosiddetto “raggio magico” e sollecitato dal malumore crescente dei parlamentari “movimentisti” e contrari alle scelte della sindaca (oltre a Lombardi, anche Taverna, Ruocco, Fico e Sibilia), telefona ai 29 consiglieri pentastellati romani per capire cosa sta succedendo al Comune capitolino. Fa a tutti la stessa domanda: “Che ne pensi di Marra?”.
Il giorno seguente Raggi lancia l’ultimatum su Marra davanti agli eletti M5S: “Lui non si tocca. Se va via, mi dimetto”.
Nel frattempo la giunta Raggi perde pezzi. L’ultimo due giorni fa con l’addio, perchè indagata, della Muraro.
Oggi l’arresto di Raffaele Marra di fronte al quale la sindaca pentastellata non può più girare la faccia e sbattere i piedi. Si è inventata allora questa “conferenza stampa”. A metà tra pulpito e palco. Buona visione.
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