Il verdetto sull’Italicum posticipato ancora per un mese e mezzo. La Corte Costituzionale ha fissato l’udienza per il 24 gennaio 2017 la discussione sulla costituzionalità della legge elettorale voluta da Matteo Renzi.
Dopo la consultazione referendaria e la vittoria del No sulle riforme costituzionali, l’attenzione torna a farsi concreta sul nodo Italicum. Il presidente della Corte, Paolo Grossi, ha dunque oggi fissato la nuova data per l’avvio del vaglio della legge elettorale nel settembre scorso Grossi aveva disposto il rinvio dell’udienza – inizialmente fissata per il 4 ottobre – per attendere l’esito del referendum sulle riforme.
La Consulta è chiamata ad esaminare i punti cruciali dell’Italicum: dall’attribuzione dei seggi, al premio di maggioranza, all’ipotesi di ballottaggio, ai capilista bloccati. A trasmettere gli atti alla Corte affinche’ vagli la legittimita’ dell’Italicum, sono stati, sinora, quattro tribunali (Messina, Torino, Genova e Perugia).
Un vaglio quello della Consulta che, presumibilmente, avverrà a plenum incompleto: è più che improbabile che il Parlamento abbia il tempo utile per la nomina del giudice mancante, dopo le dimissioni, avvenute circa un mese fa, di Giuseppe Frigo, eletto membro della Consulta dalle Camere nel 2008 su indicazione del centrodestra. Sul tavolo dei ‘giudici delle leggi’, che già nel dicembre 2013 si trovarono a trattare la delicata materia della legge elettorale – in quell’occasione bocciarono il ‘Porcellum’, dando anche indicazioni su possibili strade da seguire – diverse questioni di legittimita’ sollevate da 4 tribunali (Messina, Torino, Perugia e, da ultimo, due settimane fa, quello di Genova).
Il presidente Grossi ha affidato da tempo il fascicolo sull’Italicum al giudice relatore Nicolo’ Zanon, ex assistente di Valerio Onida, ex laico di centrodestra al Csm, docente di diritto costituzionale alla Statale di Milano, nominato alla Corte da Giorgio Napolitano nel novembre 2014.
Con le loro ordinanze, i 4 tribunali chiedono alla Consulta di affrontare gli snodi cruciali della nuova legge elettorale: sotto la lente dei giudici ci saranno dunque le liste dei candidati da presentare in 20 circoscrizioni elettorali suddivise in 100 collegi plurinominali (con disposizioni particolari per Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige), l’attribuzione dei seggi su base nazionale “con il metodo del quoziente intero e dei piu’ alti resti”, la soglia di sbarramento al 3%, il premio di maggioranza e l’ipotesi ballottaggio. In proposito, la legge elettorale prevede l’attribuzione di 340 seggi alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40 per cento dei voti validi. In mancanza di questo, tali seggi vengono attribuiti alla lista che prevale in un turno di ballottaggio con il maggior numero di voti.
La Corte, poi, dovrà valutare se vi sia una violazione dei principi costituzionali nella previsione del blocco misto di liste e candidature: l’Italicum e’ stato impugnato, infatti, anche nel punto in cui prevede che “sono proclamati eletti, fino a concorrenza dei seggi che spettano a ciascuna lista in ogni circoscrizione, dapprima i capilista nei collegi, quindi i candidati che hanno ottenuto il numero di preferenze”.
Il vaglio di legittimità riguarderà, infine, la previsione che attribuisce al capolista eletto in piu’ collegi plurinominali la facoltà di compiere liberamente la sua opzione (salvo il termine di 8 giorni per comunicare la sua scelta al presidente della Camera, altrimenti si procede con sorteggio), nonche’ la disposizione che prevede l’applicazione delle nuove norme sull’elezione della Camera dei deputati a partire dal primo luglio 2016. Una delle ordinanze, quella del tribunale di Messina, tocca anche un punto di cio’ che resta del ‘Porcellum’ dopo la bocciatura della Corte: il tema e’ la soglia di sbarramento per il Senato piu’ elevata rispetto a quella prevista per la Camera.