Giachetti mastica amaro: il Pd ha toccato il fondo
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Giachetti mastica amaro: il Pd ha toccato il fondo

Il candidato sindaco trombato analizza il crollo: non dobbiamo andare in periferia solo in campagna elettorale

Giachetti
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23 Giugno 2016 - 10.21


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Un po’ di autocritica. Ma c’è voluto un bagno elettorale, perché ancora fino a poco tempo fa si cercava di salvare il salvabile, senza aver capito che commissariare il partito di Roma con Orfini avrebbe fatto perdere anche gli ultimi bricioli di attrazione rimasti.
E il trombato candidato sindaco Giachetti ha detto senza mezzi termini: “Questo partito deve diventare di nuovo un luogo di attrazione per chi vuole fare politica. Abbiamo toccato il fondo: ricominciamo dai comitati di quartiere, dalle reti dei cittadini senza piangerci troppo addosso e facendo tesoro della cavolate fatte in passato. Non basta andare in periferia solo in campagna elettorale”.
 “Ora dobbiamo pensare al futuro, superare il commissariamento e rilanciare la politica”, ha detto ancora Giachetti. “Già quando ho fatto le primarie ho capito che aria tirava. Eravamo messi proprio male: ‘a Robe’, mi dicevano i nostri iscritti, non sarai mica venuto qui a farci la lezioncina’”. “Compresi che bisognava fare una campagna tutta impostata sull’ascolto e con umiltà mettersi a sentire gli umori della città. E questo ci ha consentito di arrivare al ballottaggio”. “Il leit motiv della campagna in buona sostanza è stato questo: ‘Peccato che sei del Pd, se no ti votavo’. Il Pd ha avuto una responsabilità. Prima con Alemanno, uno sterile consociativismo che ci ha allontanato in particolare dalle periferie: strillavano in piazza e poi chiedevano i posti nei cda. E poi con Marino. Se oggi giri e pronunci il nome di Marino la gente ti corre appresso. Si capiva come sarebbe finita. E dopo il ballottaggio abbiamo trovato un muro”. Smarcarsi dal Pd non è servito: “Ho imposto una linea di assoluta rottura con quel che è accaduto negli anni passati. Liste pulite, facce nuove, rottura con un sistema di un certo tipo.

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