Montanari: io nella giunta 5s? D'Alema mi ha consigliò di farlo

Lo storico dell'arte conferma di aver avuto una telefonata con l'ex premier sull'eventualità di diventare assessore alla cultura: il suggerimento non tanto per la Raggi, ma pensando a Roma.

Massimo D'Alema
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17 Giugno 2016 - 09.45


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Lo storico dell’arte Tomaso Montanari conferma in un’intervista a Repubblica di aver ricevuto delle telefonate da Massimo D’Alema, il quale gli avrebbe consigliato di svolgere il ruolo di assessore nella giunta Raggi. “Mi ha detto che se avessi accettato avrei di certo fatto bene. Lo diceva non tanto per la Raggi, ma pensando a Roma”. 

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Non si placa la diatriba tra D’Alema e il quotidiano La Repubblica.

La querelle. Una polemica che investe senza coinvolgerlo il Pd, Renzi e il mancato endorsment che dall’ex premier ci si aspetterebbe: quello a Giachetti che a gran voce richiedono dal Nazareno. 

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Due giorni fa il quotidiano dava la notizia sulle battute di D’Alema in favore di Virginia Raggi, (“voterei anche Lucifero pur di mandare Renzi a casa”) poi smentite dallo stesso.

Ieri il secondo capitolo della querelle: mentre La repubblica ha confermato l’articolo ricostruendo il collage di voci raccolte e di fonti sentite, l’ex segretario Ds non la mandava a dire e attraverso La Stampa ha attaccato il giornale come house organ del Nazareno. E ha dato la sua versione dei fatti. 

Oggi, sul quotidiano di Largo Fochetti parla con la fonte ascoltata, nonché collaboratore del giornale: lo storico d’arte Montantanari. Il quale conferma la telefonata con D’alema e il consiglio dell’ex premier di scendere in campo per Roma. Anche con la Raggi. Ieri D’Alema aveva detto su Montanari: “Ho parlato con lui che mi ha chiesto un consiglio e ho ritenuto di dirgli che un suo impegno per Roma sarebbe certamente positivo per la città”.

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È vero, da un membro del Partito Democratico non è esattamente quello che ci si aspetta, ma ormai le amministrative sono un terreno di battaglia per le diverse anime del Nazareno. 
Le parole di Montanari. 

 “In realtà – racconta – sono state tre telefonate. Come molti, era incuriosito dal fatto che uno come me, di sinistra, venisse chiamato dal M5S”.

“Abbiamo parlato – sottolinea – della grande manifestazione sulla cultura a Roma. Della città. E poi sì, anche della possibilità che io diventassi assessore alla Cultura”, “e mi ha consigliato di farlo. O meglio, mi ha detto che se avessi accettato avrei di certo fatto bene. Lo diceva non tanto per la Raggi, ma pensando a Roma”.

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“Abbiamo ragionato – dice ancora Montanari – della rottura del rapporto tra l’elettorato di sinistra e il Pd. Entrambi d’accordo, come sul fatto che il Pd di Renzi non fa più parte della foto di famiglia del riformismo europeo”.

Il critico spiega che, a suo giudizio, la posizione di D’Alema non nasce dall’esigenza di “fare un dispetto a Renzi”, “e comunque, lo sanno tutti – aggiunge – che una parte importante dei dirigenti del Pd non voterà il partito a queste elezioni…”.

Critiche anche sulle riforme costituzionali. “E’ difficile – osserva – continuare a considerare il Pd una forza di sinistra.
Penso alla riforma costituzionale. Per una sinistra radicale al 5% e pezzi del Pd diventa naturale guardare al M5S. Qualcosa di simile accade in Spagna. E d’altra parte è un processo in atto da mesi. Sa chi c’era all’evento ‘Emergenza cultura’? Fassina, Civati, Tocci e i parlamentari grillini”.

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E quindi con D’Alema concordate proprio su tutto, dal referendum al Campidoglio? “Sì. E penso che D’Alema e gli altri dirigenti del Pd – consiglia – debbano dire queste cose pubblicamente. Non per andarsene dal Pd, ma per riprenderselo. Renzi è un abusivo della storia di sinistra”.

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