Perché la Corsica ha premiato i nazionalisti
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Perché la Corsica ha premiato i nazionalisti

Il fronte nazionalista ha ottenuto il 35,5% delle preferenze alle elezioni regionali di domenica. Un risultato storico. Ecco cosa significa<br><br>

Perché la Corsica ha premiato i nazionalisti
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15 Dicembre 2015 - 14.05


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di Francesco Ditaranto

“La Corsica nutre da un secolo una rivendicazione autonomista che ha attraversato le generazioni. Una progressione ininterrotta ha portato oggi questa istanza a essere maggioritaria nelle urne”. È semplice e, al tempo stesso profondamente complessa, l’analisi del voto in Corsica di François Alfonsi, una delle figure più importanti dell’autonomismo corso degli ultimi anni.

La dinamica politica che ha portato i nazionalisti corsi a conquistare la regione nel secondo turno delle elezioni di domenica scorsa, racchiude in sé le peculiarità dell’isola e caratteri più nazionali. L’affermazione di Gilles Simeoni, candidato per la lista unitaria Pè a Corsica, nasce certamente, ma non solo, dalla fusione delle due liste nazionaliste candidate al primo turno, quella autonomista di Femu a Corsica e quella indipendentista di Corsica Libera.

“Quello che separava le due formazioni era fondamentalmente la scelta del ricorso alla violenza. Nel momento in cui l’altra componente (gli indipendentisti, ndr) vi ha rinunciato, il riavvicinamento è diventato facile e, soprattutto, ha riscontrato il gradimento degli elettori che erano favorevoli a questa evoluzione profonda” spiega ancora l’ex-deputato europeo, ora presidente dell’Alliance Libre Européenne.

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Sul rapporto tra partiti di Parigi e politica dell’isola, Alfonsi è più netto. “In Corsica i partiti politici tradizionali, di destra o di sinistra, mettevano in campo un’alternanza che, in realtà, portava alla stessa azione politica, che consisteva, cioè, nel restare nel solco delle scelte fatte a Parigi. C’era bisogno di imporre una rottura, un’azione politica che potesse affermare innanzitutto i diritti e gli interessi del popolo corso, come fa il movimento nazionale. I politici tradizionali –continua il membro del Partito della Nazione Corsa- beneficiavano di molti vantaggi acquisiti, di numerosi mezzi di coercizione nei confronti della popolazione come, per esempio, i posti di lavoro o i servizi. E’ stato necessario sbarazzarsi di tutto questo, per dare voce all’opinione dei corsi, che era sempre più favorevole all’idea di una Corsica autonoma e fiera di se stessa”.

Si tratta di una prima assoluta per un rassemblement autonomista, non solo per la Corsica, ma per tutte le regioni francesi, dove esistono rivendicazioni autonomiste. “In regione siamo sempre stati eletti, ma formavamo dei gruppi d’opposizione, non eravamo mai stati in condizione di amministrare la regione direttamente” racconta Alfonsi.

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Davanti a un Front National che si è mostrato in forte crescita in tutta la Francia, l’isola del Mediterraneo, costituisce una rara eccezione. Il movimento d’estrema destra si è fermato al 9% dei consensi al secondo turno, un risultato molto inferiore alla media. “Penso che il Front National –conclude il politico corso- vada bene sul continente a causa della debolezza dell’offerta politica dei partiti tradizionali. Dal canto nostro, abbiamo una proposta politica, in particolare per i giovani, che è esaltante, che riguarda la costruzione di una nazione. Quando un programma politico riesce a unire le speranze di un popolo, i voti della disperazione, che sono quelli del Front National, diminuiscono naturalmente.”

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