Scontro finale: Marino ritira le dimissioni

Il sindaco si ribella al Pd che voleva eliminarlo e rifiuta di farsi da parte.

Scontro finale: Marino ritira le dimissioni
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29 Ottobre 2015 - 18.52


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Le prime parole di Marino dopo il ritiro delle dimissioni. “Ritengo che ci sia un luogo sacro per la democrazia che è l’aula – ha detto Marino -, un consiglio comunale e io sono pronto a confrontarmi con la mia maggioranza per illustrare quanto fatto: le cose positive, gli errori e la visione per il futuro”.

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Marino ritira le dimissioni. “Il sindaco di Roma, Ignazio Marino ha firmato la lettera con la quale ritira le dimissioni presentate lo scorso 12 ottobre”. Così in una nota il Campidoglio. Se non fosse intervenuto questo ripensamento, le sue dimissioni sarebbero state effettive dal 2 novembre.

Se Marino ci ripensa i consiglieri sono disposti alle dimissioni in blocco. Questa è la linea dettata dal presidente Pd Matteo Orfini che ha tentato il contropiede sulle [url”ultime mosse di Ignazio Marino”]http://www.globalist.es/Detail_News_Display?ID=80557&typeb=0&roma-dimissioni-da-sindaco-orfini-spinge-marino-frena[/url] che aveva annunciato il dietrofront sulle sue dimissioni da sindaco di Roma.


Per mettere la parola fine a questo tira e molla in Campidoglio la soluzione è, dunque, una: servono le dimissioni contestuali di 25 consiglieri comunali. ESu questo tema Orfini ha convocatp al Nazareno i consiglieri comunali per fare il punto e valutare l’ipotesi delle dimissioni di massa e mettere al muro il chirurgo-sindaco.


“Non ci sono malumori” confida un consigliere che ribadisce “la linea è sempre la stessa” e se sarà inevitabile il “bagno di sangue” in Consiglio comunale il Pd “è pronto a dimettersi” senza se e senza ma.


Marino. Il marziano, appena arrivato questa mattina in Campidoglio, mette subito le cose in chiaro sui suoi rapporti col Pd :”Qui la questione non è Ignazio Marino ma Roma: io non ho assolutamente nulla né da chiedere né da negoziare con nessuno”. E sulle dimissioni ancora fain vago: “Sto riflettendo e comunicherò presto le mie decisioni alla presidente dell’Assemblea capitolina, Valeria Baglio”.

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Lo scenario. In base al Testo unico degli enti locali lo scioglimento del consiglio avviene con le dimissioni contestuali della metà più uno dei membri. Essendo 48 i consiglieri, servirebbero le dimissioni di almeno 25 di loro. Nelle fila del Pd ce ne sono 19. A loro potrebbero aggiungersi l’esponente di Centro Democratico e qualcuno della Lista civica Marino. Per raggiungere quota 25 serviranno i voti dell’opposizione. Un’ipotesi mal digerita in casa dem visto che alcuni consiglieri hanno detto di essere indisponibili a votare con la destra. Più probabile che chiederà una mano ai due consiglieri della Lista Marchini o al Movimento 5 Stelle.



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