Per Ignazio Marino la giornata di ieri è stata la prima da sindaco sopravvissuto al fuoco amico. Alle battute del premier, alla rivolta di Sel, a una burocrazia spesso infedele.
“Ma io neanche per un attimo ho temuto di non farcela, sono temprato da ore e ore passate in sala operatoria, le sfide sono il mio pane quotidiano, la sconfitta è un termine che il mio vocabolario non contempla” ha detto il sindaco. Alfonso Sabella, assessore alla Legalità e suo braccio destro, lo ha definito “sereno e motivato come non l’ho visto mai visto”.
“Non mi sento per niente commissariato”, risponde a chi domanda se l’arrivo dei due spediti da Renzi in funzione di controllo e raccordo con il governo gli abbia creato qualche problema. “Macché, ho uno splendido rapporto con entrambi, Causi ed Esposito li ho scelti io”. Ma nel giro di qualche ora, riesce a litigare con entrambi.
Con Esposito discute subito. Per la sospensione comminata da Atac all’autista che aveva postato su Youtube una videodenuncia sulle insopportabili condizioni di lavoro in azienda. L’assessore ha detto “A me pare una cazzata. È una scelta che aumenta la conflittualità, spero che i vertici ci ripensino, questo ragazzo non ha commesso crimini particolari, anzi ho deciso di incontrarlo”. L’esatto opposto della linea dura invocata dal sindaco, che attacca: “In questa città purtroppo in passato è accaduto, e continua ad accadere, che quando qualcuno deve essere punito o licenziato arrivi la telefonata del politico che dice “no, ha fatto la campagna elettorale per me”. Ma a me non me ne frega niente: se fa bene, se fa male, viene giudicato per quello che fa”.
Il litigio continua al telefono “Ma come fai a dire certe cose? Tu vuoi violare la legge!” urla Marino. “Al contrario, io voglio che le regole vengano rispettate, ma potrà accadere solo quando verrà ristabilito quel clima di serenità che in questa città manca da tropo tempo”, ribatte Esposito.
Attriti anche con Marco Causi, il numero 2 di fiducia del premier, al quale con un’ordinanza ha depotenziato la delega al Bilancio, avocando a sé il controllo e il coordinamento strategico delle società e degli enti partecipati.
Una mossa non concordata con il Sindaco. Il deputato dem aveva chiesto, per via del doppio incarico, di essere sollevato da qualche incombenza, ma quel che auspicava era liberarsi del Personale (gravato per di più da una difficile trattativa sul salario accessorio che da oltre un anno oppone la giunta ai 24mila dipendenti comunali). E invece ha dovuto rinunciare alle municipa-lizzate, uno dei pilastri di quel piano di rientro voluto dal governo e proprio alle sue mani affidato.