Jobs act, intesa nel Pd. Ma Ncd scalpita

L'intesa tra governo e minoranza dem riguarda anche l'articolo 18: sì al reintegro per licenziamenti discriminatori e disciplinari senza giusta causa.

Matteo Renzi e Roberto Speranza
Matteo Renzi e Roberto Speranza
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13 Novembre 2014 - 19.46


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“Sono molto soddisfatto. Il Parlamento non è un passacarte e abbiamo dimostrato che incide”, ha dichiarato il capogruppo del Pd Roberto Speranza a proposito dell’intesa raggiunta nel partito sul Jobs act. Nessuna fiducia alla Camera sul testo giunto dal Senato. Il governo è riuscito quindi a trovare un accordo con la minoraza dem: sì al reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari senza giusta causa in determinate fattispecie e più fondi da destinare agli ammortizzatori sociali nella legge di Stabilità.

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Orfini: il punto politico è l’art 18. Al termine della riunione che si è tenuta tra il responsabile Economia e lavoro del Nazareno, Filippo Taddei, e i membri Pd che siedono in commissione Lavoro a Montecitorio, incluso il presidente Cesare Damiano, il presidente dei democratici Matteo Orfini ha annunciato la ritrovata intesa: “C’è un accordo larghissimo” ora “si stanno definendo i dettagli” ma “il punto politico è l’articolo 18”.

Guerini: nessun fronte aperto nel Pd. Chi voleva, ha commentato il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, “aprire fronti nel Pd ha avuto una buona risposta. Il partito dentro la sua espressione cella commissione Lavoro ha saputo svolgere un lavoro serio, un confronto di merito” andando a “un punto condiviso che responsabilmente impegna tutti”. Secondo Guerini, però, la fiducia sul testo della commissione non è esclusa: “Noi proponiamo un percorso in commissione che prevede alcune modifiche rispetto al testo del Senato, che assumono anche parte del dibattito che ha accompagnato il confronto in Senato e momento successivi. Dopo di che la gestione della delega tra commissione e aula la vedremo nei prossimi giorni”.

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Ncd insorge: subito un vertice di maggioranza. Se Renzi può esultare per la mediazione sul Jobs act all’interno del suo partito, il testo crea mal di pancia con gli alleati del governo, soprattutto l’Ncd di Alfano. “Se il testo è quello descritto dalle agenzie non è accettabile” ha commentato il capogruppo Ncd al Senato, Maurizio Sacconi. “Ribadisco – ha continuato – un’urgente riunione di maggioranza. Altrimenti si rompe la coalizione”. A Sacconi ha subito ribattutto il ministro per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi: “Stiamo discutendo con tutti in Parlamento. Non servono nuovi vertici di maggioranza. Non servono nuovi vertici. E’ sufficiente il lavoro in Parlamento”.

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