Jean Claude Juncker è a tutti gli effetti il nuovo presidente della Commissione europea. La plenaria del Parlamento europeo ha approvato la nomina con 422 voti a favore, 250 contrari. Lo ha comunicato il presidente Martin Schulz precisando che sono stati 729 i votanti (la maggioranza richiesta era di 376 sì).
Il voto del Parlamento Ue era l’ultimo scoglio da superare prima di diventare ufficialmente il nuovo Presidente della Commissione Europea dopo Manuel José Barroso. Lussemburgese, candidato del PPE, era stato nominato dal Consiglio europeo lo scorso 27 giugno con il voto favorevole di 26 Paesi e 2 soli voti contrari, quello del britannico David Cameron e quello dell’ungherese Viktor Urban. La scorsa settimana aveva tenuto delle audizioni con tutti i gruppi politici presenti all’interno dell’emiciclo, presentando loro il proprio programma.
La “prima priorità” di Jean Claude Juncker è “rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti” quindi “nei primi tre mesi” presenterà un “ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e investimenti” che attraverso la Bei ed il bilancio europeo “mobilizzerà fino a 300 miliardi in tre anni”. Nel documento sulle priorità politiche inviato stamani da Juncker ai parlamentari europei, si legge che gli “attuali negoziati” per l’allargamento della Ue “continueranno”, in particolare per i Balcani occidentali “che hanno bisogno di una prospettiva europea”, “ma non ci sarà alcun ulteriore allargamento nei prossimi cinque anni”.
“Rinunciamo al nazionalismo” perché in Europa “si vince e si perde tutti insieme”: così Juncker nel suo discorso in plenaria invitando leader e parlamentari a “non dire ‘sì’ a Bruxelles e ‘no’ in altri luoghi”. “Le energie rinnovabili sono la premessa per l’Europa del domani”, ha detto ancora nel suo discorso davanti alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo.
Juncker ha spiegato che “il Patto di stabilità non lo modificheremo” perché “la stabilità è stata promessa con l’introduzione della moneta unica” e “io non violerò questa promessa” ma il vertice di giugno “ha constatato che ci sono margini di flessibilità che devono essere utilizzati: lo abbiamo fatto nel passato e lo faremo anche di più nel futuro”.
“Creeremo un governo economico” della Ue che dovrà essere “rigorosa con le riforme strutturali” e si dovrà “riflettere a stimoli finanziari” per “accompagnarle” con la creazione di “una capacità di bilancio propria dell’Eurozona”, ha aggiunto Juncker auspicando un “rappresentante unico” per l’Euro nelle istituzioni di Bretton Woods.
“Dobbiamo essere fieri di aver creato la moneta unica, che non divide l’Europa, ma la protegge, protegge l’Europa”. Questo passaggio è stato accolto da voci di dissenso dagli euroscettici.
Il prossimo ‘ministro degli esteri’ Ue avrà uno o più delegati e “dovrà lavorare di concerto” con i responsabili “per il Commercio, lo Sviluppo e gli aiuti umanitari e la Politica di vicinato, svolgendo un ruolo più incisivo nel Collegio dei Commissari” è scritto nel documento programmatico di Jean Claude Juncker in cui si precisa che “intendo affidare agli altri Commissari responsabili delle relazioni esterne il compito di sostituire l’Alto rappresentante sia nel Collegio che a livello internazionale”.
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