Renzi «ha ragione», sugli stipendi degli alti funzionari «si deve intervenire per mettersi in sintonia con il Paese». Queste le parole di Laura Boldrini, presidente della Camera. E poi ha spiegato che «la Camera è in pole position nella spending review, iniziata già con l’avvio della legislatura», «l’esigenza di dare un segnale molto chiaro è condivisa dai dipendenti di Montecitorio, dai vertici e dallo stesso segretario generale».
Secondo la numero uno di Montecitorio, «è l’intera macchina retributiva che va ripensata, andando oltre quello che chiede Renzi. Il sistema va adeguato in maniera modulare e sostenibile, altrimenti si verifica un appiattimento che non tiene conto delle responsabilità. Se il calo degli stipendi riguardasse i soli vertici si creerebbe una situazione squilibrata», «spero che i sindacati collaborino».
La presidente della Camera rivendica quindi il fatto che «in due anni sono stati chiesti 100 milioni in meno allo Stato» e di aver «esibito un taglio del mio stipendio del 30 per cento», «rispetto ai 18mila euro originari, sono a 12mila, di cui 1,8 per il collaboratore». Inoltre ricorda che è stato «drasticamente ridotto il parco macchine, per 630 deputati ce ne sono 11».
Sulla vicenda della scorta a sua figlia invece osserva: «Questa polemica è offensiva, non si sa se più per la polizia o per me e la mia famiglia. Non è un privilegio avere la scorta, è un enorme sacrificio e una fortissima limitazione della libertà, farci dell’ironia sopra è inaccettabile. L’esigenza nasce da una serie di messaggi agghiaccianti, dall’acido in faccia ad esplicite minacce di morte».
Argomenti: matteo renzi