Il voto segreto ha bocciato le quote rosa, confermando il mancato accordo tra la maggioranza e Forza Italia sul discusso tema della parità di genere nella legge elettorale. Dopo le trattative di oggi, il governo si era rimesso all’Aula lasciando la libertà di voto, a scrutinio segreto come chiesto da 39 parlamentari di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Nuovo Centrodestra e Unione di centro.
Le bocciature – Tre gli emendamenti respinti dalla maggioranza dei parlamentari della Camera, mentre è in discussione il terzo, tutti e tre presentati dalla deputata Pd, Roberta Agostini. Il primo, che imponeva l’obbligo di alternanza di genere (un uomo e una donna) nella composizione delle liste, è stato bocciato con 335 voti contrari e 227 favorevoli. Numeri che sono cresciuti nel corso del voto sul secondo emendamento, quello che prevedeva il 50% di capilista uomini e il 50% di donne, respinto con 344 voti contrari e 214 a favore. Bocciato anche l’ultimo emendamento, che avrebbe permesso alle donne capilista di essere almeno al 40% contro un 60% di uomini.
Le deputate Pd – Protesta delle deputate del Pd dopo la bocciatura dell’ultimo emendamento che fissava a 60 e 40 le percentuali della presenza delle donne nelle liste. “Il gruppo non ha rispettato l’accordo”, si lamentano in Transatlantico pretendendo dal capogruppo Speranza una riunione immediata. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha sospeso la seduta della Camera e ha convocato la Conferenza di capogruppo, che dovrà decidere la tempistica dei lavori. L’analisi della riforma è stata rinviata a domani. “Rispetto il voto ma c’è amarezza” è stato il commento a caldo di Boldrini.
Pd spaccato – Il voto di oggi certifica quanto mai la spaccatura del Pd sulla questione: molti i franchi tiratori nel partito di Matteo Renzi, su cui ora si aprirà il dibattito. “Il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere. Ma rispetta anche l’impegno sancito dalla direzione su proposta del segretario: nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata. Ho sempre mantenuto la parità di genere. Non intendo smettere adesso” ha scritto proprio Renzi su Facebook, dopo il voto. E su Twitter ha ribadito: “il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere, ma anche l’impegno della direzione Pd: nelle liste l’alternanza sarà assicurata”.
La giornata – Nel pomeriggio la legge elettorale era ritornata in Aula senza alcuna intesa nel Comitato dei nove della commissione Affari costituzionale della Camera anche sugli emendamenti per la parità di genere, costringendo il Governo a rimettersi all’Aula. Il mancato accordo già questa mattina aveva fatto slittare l’inizio dei lavori. Poco dopo il relatore della riforma del sistema di voto, e presidente della Commissione riforme costituzionali, aveva annunciato il no di Forza Italia alle quote rosa “perché sarebbero una norma con problemi di incostituzionalità evidenti”.
Matteo Renzi vuole chiudere entro domani la questione Italicum, che oggi torna in aula a Montecitorio dopo i rallentamenti della settimana scorsa dovuti alla discussione sulle quote rosa nella legge elettorale e la bocciatura dell’emendamento sulle preferenze. Ma i lavori parlamentari sono partiti male con lo slittamento del programma per il mancato raggiungimento di un accordo, anche stamattina, sulla parità di genere. E il voto si allontana. Il nodo legato alla riforma della legge elettorale è ancora irrisolto e le trattative, appese a un filo per l’opposizione di Forza Italia, sono in corso.
Dopo la lettera inviata a Matteo Renzi da 90 deputate, la trattativa è andata avanti serrata anche durante il fine settimana. Ancora non è chiaro se l’accordo sulla parità di genere ci sia e se Forza Italia, per bocca di Berlusconi, darà il suo via libera. Il Cavaliere aveva chiesto in cambio il Salva-Lega, possibilità che però, finora, non è stata mai presa in considerazione.
L’ipotesi più probabile è che si arrivi a liste con in cima il 40 per cento il donne e 60 per cento di uomini. Lo si scoprirà durante la lunga giornata di oggi, che prevede una sessione mattutina, una pomeridiana e una notturna. “Al massimo si arriverà per il voto finale – ha detto Renzi ieri sera da Fabio Fazio – a martedì mattina”. La parità, ha detto ancora il presidente del consiglio, “dev’essere una scelta politica” e non una scelta obbligata che potrebbe far saltare l’accordo sull’Italicum.
Nel pomeriggio Palazzo Chigi ha fatto sapere che il governo si rimetterà all’Aula. L’esecutivo esprimerà invece parere contrario su tutti gli altri nodi della legge elettorale rimasti aperti.
Gli emendamenti sulle quote rosa alla legge elettorale saranno votati nell’Aula della Camera a scrutinio segreto. La votazione segreta è stata chiesta da 46 deputati singoli (e quindi non da un gruppo parlamentare). A quanto si apprende, molti di loro sono di Fi.
Sisto: no alle quote rosa – “Forza Italia dice no alle quote rosa perché sarebbero una norma con problemi di incostituzionalità evidenti”. Lo afferma Francesco Paolo Sisto (Fi), relatore alla riforma del sistema di voto, parlando delle misure sulle quote di genere.
Deputate vestite di bianco – Tante le deputate in bianco nell’Aula: hanno raccolto l’appello lanciato da Laura Ravetto di Fi ad indossare qualcosa di bianco per sostenere la parità di genere. Tra loro, Alessandra Moretti e diverse colleghe del Pd ma anche Nunzia De Girolamo di Ncd e Michela Brambilla di Fi.
Intesa sulla delega, tetto dei collegi a 120 – “I collegi plurinominali non possono essere superiori a 120”. Lo prevede la riformulazione dell’emendamento alla legge elettorale sulla delega al governo, con il sì del Comitato dei nove che ora sarà esaminato dall’Aula. “L’intesa è stata raggiunta in zona Cesarini”, afferma in Aula il relatore Francesco Paolo Sisto.
Sisto: “Stasera finiamo” – “Se Dio vuole sì, finiamo stasera”. Così il relatore alla riforma elettorale ha risposto ai cronisti che, al termine dei lavori del Comitato dei nove, gli chiedevano se il testo verrà approvato dall’Aula della Camera entro stasera. Nel programma è prevista anche una seduta notturna fino a mezzanotte.
E poi ha detto: “Presenteremo in aula la riformulazione di un emendamento che consente le multicandidature fino a otto collegi”.
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