Renzi al governo? Una istigazione al suicidio
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Renzi al governo? Una istigazione al suicidio

Cosa potrebbe fare il rottamatore a palazzo Chigi? Con quale diversa maggioranza? Così il segretario del Pd rischia di bruciarsi. [Giancarlo Governi]

Renzi al governo? Una istigazione al suicidio
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12 Febbraio 2014 - 09.15


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di Giancarlo Governi

Il rischio è che il Partito Democratico (e forse anche l’Italia) si giochi l’ultima chance di prendere la guida del Paese e portarci fuori dal pantano in cui siamo finiti. Alludo alla carta Renzi che può risultare vincente soltanto come risultato di una elezione fatta con regole nuove. E’ singolare che una parte del PD, e proprio quella che ha perso alle primarie e che vede Renzi come il fumo negli occhi, spinga perché vada subito a Palazzo Chigi al posto di Letta. Ecco, a me sembra una bella istigazione al suicidio. E poi con quale maggioranza? Con Alfano? E allora perché non dovrebbe rimanere Letta? Con i grillini? non credo proprio che siano disponibili, proprio loro che stanno portando avanti la politica del tanto peggio tanto meglio. Con Berlusconi? Sarebbe la soluzione finale del problema Renzi. Anche perché sarebbe la soluzione gradita a Berlusconi che ritornerebbe in auge dopo aver fatto bruciare l’unico avversario che in questi ultimi anni gli ha dato motivi di preoccupazione.

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Renzi ha stravinto le primarie con un mandato preciso: rifare molto rapidamente la legge elettorale, riformare il Senato e rivedere l’articolo 5, e poi andare a votare rapidamente. E ancora oggi tutti i sondaggi chiedono a Renzi la stessa cosa. Quindi spero ardentemente, insieme a tutti coloro che lo hanno sostenuto e lo sostengono, che Renzi prosegua per la sua strada, magari affrettando il cammino, senza lasciarsi sedurre dalla prospettiva di Palazzo Chigi a portata di mano. Perché quello è il posto dove deve arrivare ma dopo essere usciti fuori, grazie alle riforme, da questo casino in cui la Repubblica si è andata a cacciare.

Un casino in cui si è arrivati a coinvolgere anche il Presidente della Repubblica, l’unica certezza delle istituzioni. Ora ci si è messo anche uno strano personaggio come Friedman ad avanzare sospetti su Napolitano, il quale avrebbe preparato le dimissioni di Berlusconi per sostituirlo con Monti e questo soltanto perché lo avrebbe ricevuto al Quirinale. E qui siamo alla follia perché Napolitano è ancora lì, al suo posto dopo un lungo settennato durissimo e non è andato a godersi la sua vecchiaia, soltanto perché i maggiori partiti sono andati da lui nella scorsa primavera con il cappello in mano ad implorarlo di rimanere perché loro non erano capaci di eleggere il suo successore. E’ vero, lì Napolitano sbagliò perché avrebbe dovuto dire: andate avanti con le votazioni perché io da qui me ne vado, ho già le valige pronte. Invece accettò e dettò le sue condizioni: un governo subito di larghe intese che facesse fronte alle urgenti necessità e cancellasse la assurda legge elettorale che aveva già rovinato tre elezioni. Tutti proni i partiti a dire è giusto, non dubiti, faremo in fretta… ma poi ci è voluto Renzi a ricordare l’impegno che si erano presi, perché cambiare la legge elettorale era diventato ancora più necessario dopo la “riforma” della Corte che l’aveva riportata ad un proporzionale puro, che, se applicato, ci porterebbe a una situazione simile a quella francese prima di De Gaulle, quando i governi, mentre il paese era in guerra con le sue colonie, duravano 15 giorni.

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Spero che il Presidente Napolitano abbia incoraggiato Renzi ad andare avanti sulla strada intrapresa con maggiore decisione. Renzi è una risorsa importante, forse l’ultima, ma per una Italia che ha fatto punto e a capo con questa sciagurata seconda Repubblica.

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