Pd, a tutto c'è un limite
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Pd, a tutto c'è un limite

Civati torna sulla legge elettorale, criticando le candidature plurime chieste da Alfano: una boiata del genere non sarebbe degna del Partito Democratico.

Pd, a tutto c'è un limite
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25 Gennaio 2014 - 12.03


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di Giuseppe Civati

Non faccio parte della cosiddetta minoranza del Pd, come la chiamano i giornali, soprattutto Repubblica, che dice che ieri sono volate parole grosse nel Pd. Le mie parole sono piccole, rappresentano il 14 e rotti percento e non vogliono sabotare proprio nulla. Anzi. Vorrebbero migliorare il testo con collegi uninominali (che sono meglio delle preferenze), primarie istituzionalizzate, soglie più ragionevoli, un premio più contenuto (ora si parla del 38%, che sa di curiosa mediazione aritmetica) e una ripartizione dei seggi che rispetti di più il risultato nei collegi e non sia invece definita su base troppo larga. E poi sì, il conflitto d’interessi, che è tornato di moda da qualche ora, per cui esiste già una proposta di legge depositata dal vostro affezionatissimo.

Oggi però leggo anche che Alfano chiede le candidature plurime, in più collegi. E che Verdini sarebbe disposto a cedere e che Renzi sarebbe d’accordo.

Ecco, capisco tutto, ma questo non lo posso accettare. Una legge che consentisse una boiata del genere non sarebbe degna del Pd. Che ha concesso quasi tutto a tutti, per conservare il doppio turno. Che non è di collegio, però, come diciamo da anni, ma di coalizione, che è tutta un’altra cosa. Ma proprio un’altra, completamente diversa.

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Spero che al di là delle correnti tutti se ne rendano conto. Ed è alle schifezze così che dobbiamo mettere una soglia di sbarramento molto alta. Perché certo, è un capolavoro. Ma rischia di diventare un capolavoro all’incontrario.

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