Ieri sera, come immagino molti di voi, ho visto su La 7 Otto e Mezzo, il programma di approfondimento politico condotto da Lilli Gruber. Naturalmente la mia attenzione era rivolta quasi esclusivamente a [url”Michela Murgia”]http://www.globalist.es/Detail_News_Display?ID=53673&typeb=0&Sardi-poveretti-la-Santanche-su-La7-decide-di-farsi-odiare-[/url], la cui performance non è stata propriamente esaltante.
Mi rendo conto che competere con un animale politico, campione incontrastato di demagogia e populismo come la Santanché non è cosa facile e che sul piano politico e della telegenia Civati si difende molto bene. Tuttavia la Murgia dovrebbe conoscere, per averla frequentata spesso nella sua vita “pre politica”, l’impietosa grammatica delle immagini e della comunicazione che regola i processi di trasferimento dei contenuti in tivù.
L’inquadratura bassa, altezza tavolo, marchio di fabbrica del programma, ha da subito evidenziato un elemento apparentemente trascurabile ma subdolamente influente nella percezione del telespettatore: Michela Murgia era l’unica tra le persone sedute intorno al tavolo a non arrivare con i piedi a toccare il pavimento (immaginate da soli gli stereotipi che tale immagine richiama sui sardi e le altre libere associazioni). Questa inquadratura è stata fatta ripetutamente nel corso della trasmissione e inserita nella articolazione degli elementi che interagendo tra essi, come l’aspetto, il tono di voce, la mimica facciale, i contenuti proferiti, e più in generale l’insieme della comunicazione non verbale, concorrono a formare nello spettatore il giudizio di “gradimento emotivo”.
Non scandalizzatevi per ciò che avete appena letto, perché ciò che esce dall’ex tubo catodico è prevalentemente l’immagine di una persona, il suo sorriso, la sua simpatia o antipatia, molto poco i contenuti; soprattuto se questi sono espressi in maniera poco accattivante e con il tono saccente della maestrina, seppur di una maestrina impreparata sui numeri degli investimenti pubblicitari effettuati dalla Giunta Regionale. Il contesto in cui si è trovata a interloquire la Murgia è quello del sandwich, con la Gruber nel ruolo della cuoca professionista che ha cucinato a puntino il cibo prediletto dalla sua platea televisiva. Un altro errore che ha commesso Michela, ma questo lo commettono in molti quando affrontano Daniela Garnero Santanché, è quello di interloquire con lei: erroraccio brutto.
Lei non interloquisce con chi le si trova davanti, con il suo avversario politico, lo bypassa rivolgendosi direttamente a chi si trova all’uscita del segnale della telecamera, ovvero di fronte allo schermo televisivo. Pensate a tutte le volte in cui ha parlato di Cappellacci e di zona franca. Quello era un messaggio semplice, semplicissimo indirizzato direttamente ed esclusivamente agli elettori sardi sintonizzati in quel momento su La 7. Non tutti i programmi televisivi sono utili a chi è in campagna elettorale, occorre selezionare quelli giusti altrimenti i risultati sono dubbi, se non addirittura controproducenti. Insomma per la Murgia ieri non è andata granché bene e il mio voto è 5-. Avrà modo di rifarsi.
*Pubblicitario, esperto di comunicazione e mass media