Mancano esattamente quattro settimane alle elezioni regionali sarde, in programma il 16 febbraio in un’unica giornata come previsto dalla nuova legge elettorale. Ventotto giorni che serviranno agli abitanti dell’isola per fare il punto dopo la complicata chiusura delle liste, che ha visto prima la querelle sulla scelta del candidato Pd (con l’esclusione della Barracciu, indagata nel caso rimborsi) poi l’esclusione del MoVimento Cinque Stelle per diktat dello stesso Beppe Grillo, stufo delle litigate interne, e la non ammissione del “Nuovo movimento” creato dagli attivisti grillini.
I numeri Chiusi i giochi, ora si va alle urne. Ventotto i simboli in corsa, 1500 i candidati che cercheranno di farsi eleggere in uno dei 60 posti da consigliere regionale. Ma la competizione che attira più di tutti l’attenzione è, ovviamente, quella per la carica di governatore. La competizione è stata già combattuta ben prima che le liste venissero chiuse e non sarà di certo da meno in questo ultimo mese di campagna elettorale.
Volti noti e facce nuove Spera di tornare sulla poltrona di presidente della Regione Ugo Cappellacci, governatore uscente ricandidato per il centrodestra. Suo diretto avversario per il centrosinistra, Francesco Pigliaru, economista già assessore alla Programmazione e al Bilancio nella giunta di Renato Soru, arrivato alla candidatura dopo le discussioni che hanno portato a deporre quella di Francesca Barracciu. Rischia di scompigliare le carte la scrittrice Michela Murgia, che ha scelto di scendere in politica con gli indipendentisti di Sardegna Possibile. Indipendentista anche il candidato Pierfranco Devias, alla guida di Fronte Indipendenitista. In corsa anche un altro ex presidente della Regione Sardegna, l’ex pidiellino Mauro Pili, a capo di Unidos, la coalizione del popolo sardo. Candidati anche Gigi Sanna per il Movimento Zona Franca e Pier Franco Devias per il Fronte Indipendentista Unidu.
Gli esclusi Diversi gli esclusi, ma il caso più clamoroso è quello dei Cinque Stelle, rimasti orfani del simbolo dopo la decisione di Beppe Grillo di non concederlo visti il mancato accordo della base sulle candidature. Una decisione che aveva scatenato forti proteste sui social ed era stato addirittura seguito da uno sciopero della fame. I militanti hanno provato anche la strada di creare una lista alternativa ma la Corte d’Appello non ne ha permesso la partecipazione.
Cosa cambia La novità di queste elezioni. Come previsto dalla nuova legge elettorale, si voterà in una sola giornata e con un turno unico. Il numero dei consiglieri è stato ridotto da 80 a 60, con uno sbarramento al 10% per le coalizioni e al 5% per le liste fuori dalle alleanze. Non ci sarà inoltre il listino collegato al presidente.
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