Landini è uno schiavo del Pd, dunque. Una analisi politica raffinata, capace di cogliere le sfumatore dell’evoluzione del pensiero politico e perfino di leggere quel non detto che passa tra l’essere e l’apparire.
Landini è uno schiavo. Ma potrebbe essere tranquillamente un massone, un infiltrato del capitalismo, un uomo della Trilateral messo a guida dalla Fiom per far implodere il movimento operaio dal suo interno.
Landini è uno schiavo e come tutti gli schiavi fa schifo.
Poi scopri che la dura e pura – frutto bacato del web per dirla con Gad Lerner – si chiama Laura Castelli, una cittadina miracolata arrivata in Parlamento e che fa parte di un movimento di proprietà privata il cui padrone – Grillo – concede o revoca il marchio e il suo mentore – Casaleggio – parla della libertà della rete, salvo poi avere il controllo dei blog grillini, dove le cose si fanno e disfano a seconda del suo volere. Come il “referendum” sullo Ius Soli convocato come un blitz dimostra.
E allora viene da chiedersi: se Landini è uno schiavo, cosa è la signora Castelli? Non sarà che la Fiom, in questi tempi di crisi, è un sindacato fin troppo affidabile tra la gente e i lavoratori e dà fastidio al Grillo “né di destra, né di sinistra” che odia i sindacati – segnatamente la Fiom – non meno di una qualsiasi Daniela Santanché o Marchionne?
Se Landini gioca un ruolo poco chiaro, a che gioco gioca la cittadina Castelli?
Se Landini è un grimaldello di Renzi, di chi è grimaldello la signora Castelli?
La parola schifo non mi piace. Diciamo che anche io avverto un senso di nausea. Ma non provocato da Landini, tantomeno dalla Fiom.
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