Perché i politici corrotti non sentono vergogna?

Un professore dell'Università della Catalogna studia il fenomeno: i continui furti diventano normali nella società di oggi.

Perché i politici corrotti non sentono vergogna?
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12 Gennaio 2014 - 11.11


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Politica e corruzione. Due parole che ormai troppo spesso camminano a braccetto, con l’indifferenza dell’opinione pubblica che diventa normale e quotidiana, come i continui scandali che ogni giorno vengono scoperti. Ma come avviene questo processo per cui i personaggi politici non provano più vergogna nel commettere tali atti? Proprio da questo quesito è partita l’indagine di Francesc Núñez, rettore della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Universitat Oberta de Cataluña (Uoc).

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La tesi del docente spagnolo prende spunto dagli scandali avvenuti nel suo Paese, ma basta dare un veloce sguardo nel passato, recente e non, per trovare esempi di corruzione che coinvolgono uomini politici, capaci di non battere ciglio di fronte ad un discredito pubblico. «Ciò che accade tutti i giorni diventa normale e invisibile – dice il professore – Quando un individuo sperimenta una nuova situazione ne rimane colpito in primo luogo, ma quando questa avviene ripetutamente entra a far parte della routine. Un fallimento morale e politico».

Da Scajola con la casa pagata a sua insaputa a De Gregorio e il suo ‘improvviso’ passaggio al centrodestra, fino ad arrivare ai rifiuti tossici di Nicoli Cristiani (solo per citarne alcuni), l’Italia può vantare molti casi di corruzione. Ma la vergogna dove sta? Secondo Núñez «la vergogna è un’emozione», ma nessuno ha mai visto un personaggio politico diventare rosso o vergognarsi in pubblico. «Non lo danno a vedere – conclude il rettore catalano – Non dimostrano le loro emozioni, perché a loro non interessa ciò che pensa la gente».

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