Renzi risponde a Fassina, ma il web lo insulta
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Renzi risponde a Fassina, ma il web lo insulta

Il sindaco di Firenze contesta l'accusa di gestione padronale del partito. Ma sulla sua pagina Facebook gli utenti lo attaccano e solidarizzano col dimissionario.

Renzi risponde a Fassina, ma il web lo insulta
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5 Gennaio 2014 - 11.34


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Ha fatto passare la notte ma Matteo Renzi non ha aspettato troppo tempo per rispondere alle dimissioni del viceministro Stefano Fassina, arrivate dopo una sua battuta ironica e in risposta, ovviamente, a un lungo logoramento da tempo in atto nel Pd.

“Stefano Fassina oggi mi accusa di ‘avere una visione padronale del partito’”, ha scritto il segretario del Partito Democratico stamattina sulla sua pagina Facebook, “non me ne ero accorto quando si trattava di confermare i capigruppo o di scegliere il presidente dell’assemblea o di tenere aperta la segreteria anche a persone non della maggioranza. Certo, a differenza di quello che avrebbe fatto la politica tradizionale il primo mio gesto non è stato chiedere il rimpasto, come Fassina mi ha chiesto su tutti i giornali”.

Non sono i problemi autoreferenziali dal gruppo dirigente a preoccupare il Pd, continua ancora il sindaco di Firenze, ma “gli italiani che non hanno un posto di lavoro”. Non di certo, “i politici che si preoccupano di quale poltrona possa cambiare” scrive ancora Renzi, ricordando che “meno di un mese fa tre milioni di italiani hanno chiesto al PD coraggio, decisione, scelte forti. Hanno chiesto di cambiare verso. Stiamo cercando di rispondere a questa richiesta così forte dettando l’agenda alla politica”, un impegno dovuto ai cittadini.

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“Se il Vice Ministro all’Economia – in questi tempi di crisi – si dimette per una battuta, mi dispiace per lui. Se si dimette per motivi politici grande rispetto” è la riflessione di Renzi.

Ma i cittadini non sembrano contenti. E nei commenti sulla pagina Facebook del segretario si scatenano: c’è chi dichiara la sua solidarietà a Fassina e chi lo elogia per il suo coraggio e dignità ma c’è anche chi se la prende direttamente con il segretario, accusando Renzi di dire “coglionate da bulletto” e “rovinare il patrimonio del partito” e chi gli dice che sembra “il figlio di Berlusconi”. Senza contare chi confessa di non averlo mai votato e chi, invece, confessa di averlo fatto e di essersene pentito. Qualcuno si chiede anche “Renzi chi?”.

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