«Al malaffare danno fastidio le parole di Papa Francesco. Le tenebre temono la luce, come dice il Vangelo.
Immagino che ci siano resistenze. Da parte dei vescovi, assolutamente no». Lo afferma il cardinale Angelo Bagnasco in un’intervista al Fatto Quotidiano.
In materia economica, «la Chiesa paga l’Ici e ha dato la sua disponibilità alla riforma Monti per intervenire sulla ‘zona grigia’ degli immobili destinati ad attività no profit e contemporaneamente commerciali. La legge c’è, tocca al governo varare il regolamento. Ho sempre detto che è giusta l’esenzione per chi svolge attività sociale, mentre è giusta la tassazione per attività a finalità lucrativa«, dice dice il presidente della Cei, precisando che »gli immobili di cui si parla ricadono sotto la competenza degli ordini religiosi».
Sulla spending review, «in Cei siamo pronti a ridimensionare le strutture e a non crearne di nuove, evitando organismi elefantiaci. È già in agenda. Bisogna semplificare ancora di più nelle diocesi e a livello centrale», dichiara Bagnasco. Quanto all’8 per mille, «ne amministriamo bene e con trasparenza i soldi, che servono per mantenere il clero, conservare il patrimonio artistico della Chiesa a favore di tutti, portare avanti le opere di carità in Italia e all’estero. Sono stati fatti studi in cui si spiega che lo Stato dà un miliardo e la Chiesa con le sue iniziative ne dà 11 alla società. Se arrivasse un gettito minore alla Chiesa, vi sarebbero meno opere di carità». Parlando di abusi sessuali, «creare una rete di referenti per segnalarli non tocca a noi, non ne abbiamo l’autorità», spiega il cardinale. «La Conferenza si basa sulle Linee-guida approvate dalla Santa Sede. Per le vittime la persona di riferimento è il vescovo».
