Michela Murgia racconta la sua Sardegna a Londra

Il dibattito, oltre ad essere stato occasione di confronto tra la realtà scozzese e quella sarda, ha rappresentato un momento di ritrovo tra la Murgia e la comunità isolana.<br>

Michela Murgia racconta la sua Sardegna a Londra
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17 Novembre 2013 - 17.24


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di Federica Melis da Londra

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“Bisogna celebrare le differenze linguistiche. Non perdiamo la varietà, perché è una delle cose più preziose che abbiamo”, è quanto ha affermato Joan Campbell – membro dello Scottish National Party – nel suo dialogo con Michela Murgia e ProgReSdurante l’incontroSardinia and Scotland – challenges and new opportunities for stateless nations, svoltosi ieri a Londra in un’aula dello University College.

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Il dibattito, oltre ad essere stato occasione di confronto tra la realtà scozzese e quella sarda, ha rappresentato un momento di ritrovo tra la Murgia e la comunità isolanaresidente a Londra: numerosi gli emigrati che hanno partecipato all’evento.

In seguito a un’introduzione di Alessandro Colombu, la Campbell ha riassunto le battaglie combattute dallo SNP dagli anni Sessanta a oggie che hanno portato all’ottenimento del referendum del 18 Settembre 2014, tramite il quale gli scozzesi saranno chiamati a decidere del futuro della loro nazione. “Quando mi è stato presentato il programma di ProgReS – dice la donna – ho rivisto l’inizio del percorso del mio partito”.

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Michela Murgia si presenta in inglese, ma prosegue il discorso nella sua lingua madre, il sardo.
“A chi ci chiede, siete di destra, di sinistra o di centro, noi rispondiamo: siamo sardi. Il nostro è un partito indipendentista, ma non è di indipendenza che parliamo con le persone – afferma– ciò che interessa a noi adesso è migliorare le condizioni di vita in Sardegna: trasporti, lavoro e sanità, per esempio. Sono queste le cose che importano alla gente e che sono mancate per troppo tempo”.

Il pubblico è intervenuto con applausi e domande, alle quali la Murgia ha risposto rivelando le posizioni del partito su diverse tematiche.
ProgReS si propone innanzitutto di ridare valore alla cultura sarda, per troppo tempo messa in disparte e non valorizzata. “È ora che chi va a governare riconosca il diamante che c’è in questa risorsa”.
Il partito si dichiara favorevole all’immigrazione, che è vista come occasione di crescita e necessità in una Sardegna dove si fanno sempre meno figli e gran parte dei giovani emigra. “Sono sicura che questo ci farà perdere molti voti – continua Murgia – ma noi gli immigrati li vogliamo. Vogliamo che si innamorino della nostra terra e che vengano per restare, non che ci usino come appoggio per andare in altri paesi. Abbiamo bisogno di loro. Se la classe dirigente è vecchia, nessuno progetterà il futuro”.
Una ragazza sottolinea che per anni la Sardegna è stata violentata dalle multinazionali che hanno distrutto territori interi e poi li hanno abbandonati in condizioni pietose, inquinando vaste aree dell’isola, come è successo a Portoscuso. ProgReS sottolinea che già da tempo il partito sta combattendo una battaglia contro gli interessi delle holding, come ha dimostrato partecipando alla resistenza contro la Saras ad Arborea, e vuole continuare in questo senso fino a chiudere la stagione in cui gli interessi della politica sono intrecciati in modo malsano a quelli economici.
Ultimo punto, la presenza di basi militari sul suolo sardo, alle quali il partito si oppone con decisione.
L’incontro si è concluso con un rinfresco a base di binu, casu e sartizzue con l’invito di Michela a tutti i sardi emigrati di condividere le esperienze e le conoscenze acquisite all’estero: ogni punto di vista diverso servirà alla crescita della Sardegna.

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