Anche il Pd vuole vendersi le spiagge

Il Partito Democratico si spacca ancora una volta sulla legge di stabilità e sull'emendamento fotocopia a quello del Pdl. M5s: il demanio non è nella disponibilità del governo.

Anche il Pd vuole vendersi le spiagge
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12 Novembre 2013 - 18.39


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[url”Dopo le polemiche dei giorni scorsi”]http://www.globalist.es/Detail_News_Display?ID=51115&typeb=0&Vendesi-spiagge-ecco-chi-specula-sulla-crisi[/url], sulla vendita delle spiagge adesso spunta l’emendamento del Pd. Nove senatori dell’area democratica hanno presentato alla legge di stabilità un [url”emendamento fotocopia a quello del Pdl”]http://www.globalist.es/Detail_News_Display?ID=51062&typeb=0&Partiti-all-assalto-vendiamoci-pure-le-spiagge[/url] sul tema della sdemanializzazione delle spiagge. Il testo di modifica è a prima firma della senatrice Manuela Granaiola mentre le altre firme sono di Tomaselli, Albano, Caleo, Fabbri, Favero, Marcucci, Padua, Vattuone. L’unica differenza tra questo emendamento e quello del Pdl riguarda la prelazione legale che per il Pd non deve valere per l’attuale concessionario dello stabilimento balneare.

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Granaiola (Pd): basta ai pregiudizi sull’emendamento – A questo proposito interviene la senatrice del Pd, Manuela Granaiola, prima firmataria dell’emendamento dei democratici sulla sdemanializzazione delle spiagge. L’emendamento contiene “la soluzione dell’annosa vicenda delle concessioni demaniali marittime per uso turistico ricreativo, che si trascina con alterne vicende dal lontano 2006, anno di emanazione della famigerata Direttiva Bolkestein”. “Si può essere o non essere d’accordo, ma non si possono sparare giudizi o attacchi grossolani, dettati dall’ignoranza della materia, dalla pigrizia mentale e da vetusti, quanto nocivi, preconcetti e pregiudizi, forieri solo di nuovi equivoci e di ulteriore confusione”.

“L’emendamento in questione, il n. 3.0.10 – ha spiegato – nasce da un’ipotesi prospettata dal sottosegretario all’economia, Pier Paolo Baretta e dal Direttore dell’Agenzia del Demanio, Scalera, ad un tavolo di confronto con le associazioni di categoria e con molti deputati e senatori di diversi schieramenti politici. Ipotesi a mio parere molto interessante, sulla quale, dopo un approfondito dibattito con i concessionari al Sun di Rimini c’è stata la totale convergenza di tutte le associazioni di categoria”.

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La senatrice Granaiola parla di “approfondimenti” fatti “con i colleghi della Camera e con le associazioni” che l’hanno convinta a presentare l’emendamento che “non contiene ipotesi di vendita delle spiagge- sottolinea- ma di quelle aree che non rivestono più i caratteri della demanialità, in quanto su di esse insistono opere (case di abitazione, ristoranti, bar già di proprietà dei concessionari) che sono state regolarmente autorizzate dai regolamenti urbanistici, dai piani di utilizzazione delle spiagge, dalla capitaneria di porto e dalla sovrintendenza”.

Granaiola sostiene che “il percorso previsto dall’emendamento dovrà essere accompagnato da quell’azione coordinata e forte del governo, che è mancata dal 2006 ad oggi, in sede europea, per stabilire una volta per tutte quale possa e debba essere la giusta apllicazione della Direttiva Bolkestein al sistema di balneazione attrezzata italiano, perché solo salvando tale specificità, che parte dal paesaggio per arrivare alla qualità dei servizi offerti, si può evitare quella cementificazione e quello stravolgimento dello skyline delle nostre coste che deriverebbe dalla pericolosa ed inevitabile acquisizione delle concessioni da grossi gruppi stranieri o di detentori di capitali di dubbia provenienza”.

Uno dei nove senatori Pd ritira la firma – Mentre infuria la polemica Andrea Marcucci, uno dei nove senatori Pd firmatari dell’emendamento, ha deciso di ritirare la propria adesione all’emendamento: “Ho ritirato la mia firma dall’emendamento della collega Manuela Granaiola sulla sdemanializzazione delle spiagge, in quanto ad un più approfondito esame tale ipotesi risulterebbe difficilmente applicabile su scala nazionale”.

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Santini (Pd): no all’accordo col Pdl – “Non c’è alcun accordo in vista con il Pdl sulle concessione balneari, né sulle cartelle esattoriali”, ha assicurato invece Giorgio Santini, capogruppo Pd in commissione Bilancio e relatore della legge di Stabilità. “Siamo ancora all’inizio dell’illustrazione degli emendamenti in commissione, un lavoro impegnativo che – ha ricordato – deve portare a una loro drastica riduzione. Dunque mi pare del tutto prematuro trarre delle conclusioni che non sono in alcun modo attinenti ai fatti”. “Il Pd ha compiuto un grande lavoro a livello emendativo, ora il nostro sforzo – ha detto – è finalizzato a migliorare la legge di stabilità a vantaggio delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese”.

Orlando: le norme sulla vendita delle spiagge sono inaccettabili – Sull’emendamento del Pd è intervenuto anche Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente: “Le norme che paiono emergere dal confronto parlamentare e che propongono la sdemanializzazione di porzioni di litorale e spiagge sono politicamente inaccettabili e tecnicamente sbagliate”. “Un conto è interrogarsi su come evitare che la normativa europea impatti in modo eccessivamente negativo su imprese che producono servizi e occupazione – ha aggiunto Orlando – un altro è pensare di aggirare la normativa stessa svendendo un pezzo del patrimonio ambientale e paesaggistico del Paese”.

M5s: la maggioranza è come un banditore d’asta – “Non vendete le nostre spiagge. Lo chiediamo a gran voce, nonostante le rassicurazioni schizofreniche della maggioranza. E oggi torniamo a chiederlo”. Lo hanno affermato i deputati M5s della commissione Ambiente. “Il Partito democratico – hanno aggiunto i grillini – si contraddice per l’ennesima volta, lo dimostra in modo paradossale presentando un emendamento alla legge di Stabilita’ che sbugiarda il proprio vice-ministro Stefano Fassina”.

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“Sia chiaro, il demanio (marittimo e non) non è nella disponibilità del governo di turno ma è l’ossatura dello Stato italiano, proprietà di tutti i cittadini e indisponibile alla politica. Non accetteremo mai di svendere un pezzo alla volta il nostro Paese per ripianare situazioni debitorie la cui causa sono gli stessi partiti di maggioranza trasformatisi in banditori d’asta”.

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