Berlusconi: il corpo del Patriarca
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Berlusconi: il corpo del Patriarca

Il corpo di Silvio è stato favoleggiato. Come il corpo di Mussolini mostrava i bicipiti nella fascistica battaglia del grano.

Berlusconi: il corpo del Patriarca
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10 Novembre 2013 - 17.29


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di Flavio Fusi

Scrive Francesco Bei su La Repubblica: “intorno al corpo di Berlusconi si sta combattendo una battaglia senza esclusione di colpi.” L’ immagine a corredo dell’ articolo mostra il patriarca pietosamente ringiovanito dai ritocchi del photoshop e attorniato dalla elegantissima progenie. C’ è più verità in questa parola (il corpo) e in questa “foto di famiglia in un interno” che in mille pensosi commenti giornalistici. Ecco lo sfolgorante Olimpo domestico del leader, non toccato dagli insulti del tempo e della politica. Ecco il sogno realizzato di una eterna giovinezza, scolpita per sempre, ben oltre la tumultuosa avventura berlusconiana.

Non immaginava, proprio il cavaliere, che grazie alle cure dei medici di corte , la sua persona (il suo corpo) sarebbe vissuta fino a 130 anni? Non giurava, proprio il cavaliere, di sentirsi addosso le energie di un vigoroso trentenne? E quanto corpo è stato favoleggiato e scambiato, e consumato, nelle fantastiche notti di Arcore? Era infine il corpo del presidente che si offriva alle moltitudini adoranti dei terremotati dell’ Aquila. Così come il corpo di Mussolini mostrava i bicipiti nella fascistica battaglia del grano. Così come il corpo esausto di Evita Peron veniva offerto alla folla adorante dei descamisados.

Per venti anni, il “corpo” è stata la parola chiave della cavalcata berlusconiana, ed è oggi (estremo oltraggio alla dimensione laica della politica) la parola chiave della sfibrante deriva del Paese. Un corpo ingombrante occupa la scena del governo, della slabbrata maggioranza, della dispersa opposizione, del presente e del futuro. Il “corpo mistico” del cavaliere domina il discorso della destra nelle due opposte versioni di ultima àncora di salvataggio per i lealisti, e di assicurazione contro l’ insignificanza per i governativi. Intorno a questa icona paralizzante, la politica del Pdl si è liquefatta, è evaporata. Restano brandelli di slogan: “basta tasse”, “niente Imu”, che pure tengono in ostaggio l’agenda politica, di fronte al nulla e al caos fratricida del Partito Democratico.

Bisogna dunque tornare alla fonte, al Berlusconi in carne ed ossa, per comprendere il senso di una furiosa battaglia che tiene in scacco la politica, ma che di politico non ha più nulla. Scrivono i giornali: l’ ex premier ha il terrore di essere arrestato. Su questo corpo ormai vecchio si affollano i fantasmi di una vita spericolata: le manette, l’ esclusione sociale , i tribunali, i giudici, le minacce economiche. Non è un caso che in questi giorni il patriarca si affidi, più che ai suoi politici, all’ inner circle della famiglia, dell’ azienda, degli avvocati. Non è un caso che il vecchio leader sia alla ricerca di “corpi giovani” a cui affidare una improbabile riscossa politica, e insieme una via di uscita personale dal labirinto in cui si è perso. In questi sogni torna in primo piano la “foto di famiglia”. Ieri Marina poteva apparire la vendicatrice politica dell’ anziano padre. Oggi Barbara è invocata e imposta come “vendicatrice sportiva” delle umiliazioni imposte allo squadrone rossonero.

Il vecchio Milan, la vecchia azienda, il vecchio partito. C’è qualcosa di stantio, odore di muffa, in questa eterna riproposizione del passato. Il Berlusconi “futurista” del ’94 si è trasformato nel Berlusconi “nostalgico” del 2013. Una parabola politica, che è anche una parabola del corpo. Non si erano ancora addensate sulla sua testa le nuvole della sciagura, quando l’ antico re Lear parlava da saggio: “è nostro fermo intento scuotere dalle nostre vecchie spalle/ tutte le cure e le faccende pubbliche/ affidandole a più giovani forze, mentre noi/ senza più ingombri ci avvieremo alla morte…..” Poi, sappiamo come finisce, nella più amara tragedia di Shakespeare: il tempo inesorabile e gaglioffo , la cecità dell’ uomo e l’ ingratitudine della corte e della famiglia, riducono il vecchio re alla rovina e alla pazzia: “Dei, mi vedete qui, povero vecchio/carico di dolori quanto di anni/ reso infelice dagli uni e dagli altri….”

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