Il videomessaggio del condannato
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Il videomessaggio del condannato

Troppi a sinistra considerano marginale il ruolo della comunicazione e del marketing politico. Guardate che sta succedendo con il videomessaggio... [Franco Donnini]

Il videomessaggio del condannato
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redazione Modifica articolo

18 Settembre 2013 - 18.16


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di Franco Donnini

Ci risiamo! Come capita in Italia da vent’anni a questa parte, Silvio Berlusconi è riuscito anche questa volta – grazie certamente all’enorme potenza mediatica di cui dispone – ad azzerare, annullare, cancellare agli occhi dell’opinione pubblica l’esito di un processo svoltosi sul piano oggettivo della realtà. La condanna inappellabile emessa dalla Corte di Cassazione è stata rimossa dalla sfera percettiva della pubblica opinione. Al suo posto sono stati installati mediante la “teaser campaign” più efficace nella storia della comunicazione politica italiana, svolta con la complicità dei maggiori organi d’informazione di massa, l’aspettativa, l’attesa, il dubbio che un pregiudicato, il cui diritto di parola a reti unificate non sarebbe consentito in nessun paese civile al mondo, abbia qualcosa di così rilevante da essere trasmessa a un intero Paese.

Il tempo che i tg stanno dedicando all’operazione video messaggio, il racconto puntuale dei rinvii, delle presunte modifiche apportate allo stesso, hanno innalzato la soglia di attenzione nei cittadini a livelli massimi. Quando il condannato si presenterà all’ora di cena, non invitato, nelle case di milioni di italiani, apparirà come l’uomo messo ingiustamente sotto attacco al solo scopo di ottenerne l’eliminazione politica. Per l’intera durata dell’RVM un delinquente monopolizzerà l’attenzione del pubblico e l’informazione trasmessa non sarà che un tribunale della Repubblica lo ha condannato a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset.

Una tale distorsione della realtà ad opera di un singolo individuo è stata ed è ancora possibile esclusivamente perché il Paese in cui viviamo non ha sviluppato sufficienti anticorpi democratici e perché la maggiore forza di opposizione parlamentare, il Partito democratico, il cui compito principale sarebbe dovuto essere quello di agevolarne lo sviluppo e la moltiplicazione, si è lasciato invece infettare, finendo quindi per non riconoscere più i sintomi della malattia.

Il giornalista statunitense Alexander Stille nel suo Citizen Berlusconi vita e imprese scrive: «Ricordo un episodio particolarmente strano dell’estate del 1994, durante il primo governo Berlusconi, che coincise con i mondiali di calcio. Berlusconi aveva appena sostituito il consiglio di amministrazione e i direttori delle tre reti Rai […] con persone vicine ai suoi interessi, molti erano stati suoi dipendenti, ma questo evento […] passò senza che vi fosse alcuna reazione di rilievo.»

Neppure negli anni successivi al 1994 ci sono state reazioni di rilievo alla politica e agli attacchi eversivi che Berlusconi e i suoi hanno sistematicamente sferrato alle istituzioni. E neppure oggi si registrano reazioni di rilievo da parte della politica e delle forze di opposizione contro la quasi certa trasmissione sulle reti Rai di un video messaggio emesso da un condannato.

Troppi a sinistra considerano ancora marginale il ruolo della comunicazione e del marketing politico. Basterebbe ascoltare un telegiornale per capire chi detta l’agenda politica e chi la subisce, chi fa strategia politico/comunicativa e chi no.

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