Decadenza, Pd e Pdl col cerino della crisi
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Decadenza, Pd e Pdl col cerino della crisi

I due schieramenti affilano le unghie in vista del voto di mercoledì in Giunta. Schifani accusa chi vuole portare il Paese nel baratro; Epifani chi vuole staccare la spina.

Decadenza, Pd e Pdl col cerino della crisi
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15 Settembre 2013 - 16.14


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Tre giorni ancora e conosceremo la decisione della Giunta per le Elezioni del Senato e anche la sorte di Silvio Berlusconi, che sembra essere strettamente legata a quella del governo Letta. Intanto il dibattito politico tra i falchi del Pdl e i democratici si fa sempre più teso. “Secondo me, il partito Democratico vuole andare a votare e vuole la crisi di governo”, ha detto Renato Schifani, capogruppo del Pdl al Senato. Mentre il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, ha detto che “Chi stacca la spina lo fa all’Italia”.

Epifani: in Italia si parla solo di Berlusconi – Se il centrodestra dovesse staccare la spina “se ne assumerà la responsabilità: non stacca la spina al governo ma la stacca al Paese”. Così Epifani a margine della scuola di politica del Pd in corso a Cortona sul futuro del governo. Sulla legge di Stabilità ha poi affermato: “A noi ma soprattutto al Paese interessa che il governo faccia bene: non potremmo tollerare la difesa di chi ha tolto soldi a coloro che ne hanno bisogno”.

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Epifani ha ricordato come in questo momento “stiamo parlando di altre questioni, di Berlusconi e della sua condizione”. Ma il vero problema “che interessa l’Italia” è come si farà la legge di Stabilità “rispettando i criteri europei, ma mettendo anche delle risorse per l’occupazione, per lo sviluppo e per ridurre un po’ il disagio della povertà”. Un’esigenza ancora più pressante nel momento in cui, ha ricordato Epifani, “vedo arrivare una stretta finanziaria: bisogna che tutto il quadro sia messo di fronte alle forze politiche e al Paese”.

Schifani: su Berlusconi il Pd cerca la rottura – “Perché questo atteggiamento nei confronti di Silvio Berlusconi? E’ evidente che si voglia arrivare alla rottura. Secondo me, il Partito democratico vuole andare a votare e vuole la crisi di governo”, ha detto Schifani. “Sono pessimista sul destino dell’esecutivo e mi auguro che ciò non avvenga perché mi interessa la stabilità”, ha aggiunto. “Con il voto si porterebbe l’Italia nel baratro”, ha concluso.
Schifani ritiene dunque “inspiegabile l’atteggiamento del Pd, se non alla luce di un preciso disegno”, cioè quello di rompere l’alleanza di governo. Ma con le elezioni, ribadisce, “si porterebbe il Paese al baratro”.

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E a chi accusa il Pdl di voler solo prendere tempo, Schifani risponde piccato che “chiediamo il riconoscimento di un principio, non facciamo melina. Nei giorni passati ho visto calendari violenti come se si dovesse espellere un delinquente, e questo mi lascia pensare si voglia far saltare i nervi al Pdl e creare le condizioni di invivibilità” all’interno del governo.

Sulla proposta di abolire il voto segreto, infine, il capogruppo Pdl si dice contrario: “Per arrivare ad un voto palese si dovrebbe addirittura cambiare un regolamento. I regolamenti non si cambiano nel giro di una settimana a colpi di maggioranza, ma in maniera condivisa”. Schifani è contrario anche “alle riforme istintive di massa volute dalla mobilitazione delle piazze. Nel caso si voti su questioni personali si deve fare in maniera obbligatoriamente segreta. Il parlamentare deve essere lasciato libero di decidere secondo coscienza”.

Per quanto riguarda la richiesta di grazia da parte di Berlusconi, Schifani spiega che “sono fatti esclusivamente personali e non politici, che attengono alla sfera personale del cittadino Silvio Berlusconi. Sta riflettendo giustamente nell’ambito della propria famiglia. E’ una faccenda troppo delicata perché noi dirigenti si possa fare una riflessione”.

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Che la giunta decida o meno per la decadenza, alle prossime elezioni Berlusconi non potrà più essere candidato in virtù della legge Severino. Ma per il capogruppo Pdl, anche se “è chiaro che Silvio Berlusconi non potrà tornare in Parlamento”, non significa che “non possa continuare a far politica. Nessuno è preoccupato dell’agibilità politica di Berlusconi né, conoscendolo, ci preoccupiamo di un passo indietro”.

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