La vicenda è assai semplice: la legge Severino, pensata per garantire un Parlamento più pulito, non può che basarsi sul principio della retroattività. Altrimenti, dati i tempi della giustizia, i suoi effetti potranno manifestarsi solo tra sei o sette o otto anni.
Elementare: la legge è stata approvata in via definitiva solo a gennaio. Se fosse applicabile solo da quella data in poi ci sarebbero due risultati: che tutti i ladri o malvessatori del passato potrebbero candidarsi in qualsiasi momento; che tutti coloro che sono stati coinvolti negli scandali più recenti ne sarebbero immuni. Nel frattempo un procedimento partito solo a gennaio, tra indagini preliminari, udienza preliminare, processo, appello e Cassazione potrebbe arrivare a sentenza definitiva chissà tra quanto. E in questi anni ci sarebbe l’impunità.
Chiaro?
Salvare il condannato Berlusconi significherebbe spalancare le porte del Parlamento a persone come “batman” Fiorito, al tesoriere della Margherita Lusi, a quello della Lega Belsito, a Nicola Cosentino, a Sergio De Gregorio, perfino a Valter Lavitola i quali – anche se fossero condannati in via definitiva – potrebbero tranquillamente candidarsi una volta scontata la pena. Perché i fatti contestati sono precedenti al gennaio 2013.
Se questo accadesse il ricorso alla corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo lo dovrebbero fare i cittadini italiani. Non i legali di Berlusconi.
[GotoHome_Torna alla Home]Argomenti: silvio berlusconi