«L’Italia non prenderebbe attivamente parte a operazioni decise al di fuori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu»: lo ha affermato il ministro degli Esteri, Emma Bonino, nel corso di un’audizione in Parlamento riferendosi a un eventuale intervento militare in Siria.
«Non è un modo di scaricare le responsabilità», ha aggiunto il capo della Farnesina, «ma un’assunzione di piena responsabilità nei teatri in cui già operiamo».
Bonino ha fatto l’esempio del Libano e del contingente Unifil. «Vi sono altre strade percorribili», ha sottolineato, «come il deferimento dei responsabili dell’uso di armi chimiche alla Corte penale internazionale o spingere di più verso una soluzione politica, come l’esilio dei vertici di quel regime».
L’Italia, ha aggiunto la titolare della Farnesina, «è già impegnata al limite e oltre il limite delle sue capacità in diversi teatri», come, appunto, il Libano e poi l’Afghanistan e la Libia. «L’unico quadro di riferimento giuridico» per un intervento militare è un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
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