Yelena Isinbayeva è una sportiva russa. Salto con l’asta.
Giorni fa ha difeso l’indifendibile legge russa che discrimina i gay:
«In Russia non abbiamo mai avuto questi problemi e non ne vogliamo avere nemmeno in futuro. Se si permette che vengano promosse e fatte certe cose per strada, è giusto avere molta paura per il futuro del nostro Paese. Noi ci consideriamo persone normali. Viviamo soltanto uomini con donne e donne con uomini. Certi atteggiamenti e certe parole sono irrispettosi verso il nostro Paese e per i nostri cittadini. Siamo russi e forse siamo differenti rispetto agli europei. Ma abbiamo la nostra casa e tutti devono rispettarla. Quando noi andiamo negli altri Paesi, cerchiamo di rispettare le loro regole senza interferire».
Poche ore dopo ha fatto marcia indietro, ha parlato di fraintendimento e tutto il resto.
Un giovane esponente del Pd a me pressoché ignoto, la cui bio su twitter recita: “Consulente in comunicazione. Art e manager director. Consigliere comunale. Coordinamento regionale Anci Giovane, Presidente Forum Regionale PD sui Diritti”, ha commentato così le odiose parole di Isinbayeva, dimostrando -se mai ce ne fosse stato bisogno- che un certo schifosissimo machismo è la cosa più bipartisan che si possa immaginare:
[url”Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza”]http://www.globalist.es/Detail_News_Display?ID=47875&typeb=0&Un-consigliere-Pd-Isinbayeva-per-me-possono-stuprarti[/url]. Poi magari domani ci ripenso. Magari mi fraintendono.
Ci sono state delle reazioni e quindi, nella migliore tradizione berlusconiana, ieri notte ha farfugliato qualcosa su una connessione internet assente e su una frase che non è altro che “un grosso equivoco”:
Da diverse ore mi trovo in una zona senza connessione web. Domattina chiarirò quello che evidentemente è un grosso equivoco. E farò dovute comunicazioni. Per ora mi scuso per una frase che, a prescindere dalle mie motivazioni e dagli opportuni chiarimenti, prendo atto sia stata evidentemente recepita come violenta e inaudita.
A cosa servono decreti legge, proclami, spot, se poi un uomo augura ad un’avversaria politica di essere stuprata in piazza?
A cosa servono le belle parole di importanti esponenti della “cultura”, se per un uomo dire “per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza” non è altro che “un grosso equivoco”?
Ha ragione Laurie Penny:
«Quello che non dicono è: ovviamente non tutti gli uomini odiano le donne. Ma la cultura odia le donne, così gli uomini che crescono in una cultura sessista hanno la tendenza a fare e dire cose sessiste, spesso senza volerlo. Noi non vi giudichiamo per quello che siete, ma questo non significa che non vi stiamo chiedendo di cambiare il vostro comportamento. Ciò che pensate delle donne nel vostro cuore è meno immediato del modo in cui le trattate quotidianamente».Siete talmente pieni del fango sessista in cui siete (siamo!) cresciuti che non sapete nemmeno capire cosa ci sia di “sbagliato” nel dire ad una donna (per quanto stronza) che le augurate di venire stuprata.
[GotoHome_Torna alla Home]Argomenti: facebook