Silvio e i suoi: cronaca di una marcetta su Roma

Resoconto di una manifestazione che è sembrata una parodia agostana con Silvio nel suo look peggiore.

Silvio e i suoi: cronaca di una marcetta su Roma
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4 Agosto 2013 - 19.04


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di Tancredi Omodei

Diciotto e 15 della giornata più caldadell’anno. Eccolo Silvio, nel suo look peggiore, maglietta giro collo di un inquietante colore sotto un doppio aperto, piccolo omaggio all’afa.

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Ho voluto esserci perché oggi non mi piacevo e volevo farmi male. Più le bandiere appena stampate, che le persone. Come fananno a reggersi le bandiere? Ciascuno ne terrà due? Quaranta gradi all’ombra, ore di viaggio e l’asfalto che brucia, ricorda il
Cavaliere, e voi qui: sento il dovere di impegnarmi ancora con più
entusiasmo e più passione!

Una marcetta su Roma e la vicina piazza Venezia ricorda altre dimensioni. Piccole parodie agostane. Irresponsabili? Noi – dice Berlusconi – abbiamo detto che il governo deve andare avanti, deve andare avanti il Parlamento per adottare i provvedimenti del governo.

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L’interesse della nostra Italia innanzitutto, dice Lui. Sono passato attraverso giornate angosciose, le più dolorose della mia via, seguita, e dice di aver rivisto, in questi giorni, tutte le tappe della sua vita.

E a sfogliare l’album di Silvio, il Cavaliere ha dolore ad essere rappresentato com’è rappresentato in queste ore. Io sono in-no-cen-te!, urla il Cavaliere. E giù “Silvio! Silvio!”.

False fatturazioni? Quando mai, non ci ho pensato proprio, sempre prudente anche nelle telefonate. Meno nelle cene eleganti, ma non lo dice. Quindi, l’elenco dei soldi che ha dato allo Stato, e si scopre quasi quasi che lo Stato gli deve qualcosina. Poi, la
storia monotona della sua famosa discesa in campo.

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“Non possono impedirci di guardare a questi venti anni della storia d’Italia dicendo che c’è una parte della magistratura che dichiara che i suoi aderenti devono usare i
terribili poteri di togliere la libertà ad un cittadino….”.

Non riesco a seguirlo più, sarò il caldo, ma, con tutta la buona volontà, non ci riesco. Prosegue, siamo al ’94 con la nascita di Forza Italia che questo pomeriggio rinasce dalle ceneri di Silvio. Ora le bandiere non sventolano.

Berlusconi ce l’ha col regime giustizialista. “Non possiamo accettare di non poter criticare una sentenza… I magistrati sono funzionari statali che hanno fatto un compitino per vincere il concorso… (pure questa avevo sentito). Regime!”. La sovranità è del popolo, dice Lui, sulla Costituzione non c’è scritto che la sovranità appartiene alla magistratura, che la esercita senza controllo…”.

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Poi ritorna al punto di partenza, la riconoscenza per chi è qui, a 40 gradi. E se la prende con l’odio che lo perseguita: “Io resto qui e non mollo!”, promette e minaccia. Non mollare? Anche questo mi ricorda qualcosa….”Vincere!”. E pure questo qualcosa di antico…

Appare stanco Silvio quando saluta e ringrazia. Del resto, qualcosa si deve pur pagare all’età avanzata che lo protegge dal carcere… “Negli anni che mi restano non dimenticherò mai questa giirnata e questo abbraccio!”.

Bandiere risollevate, partono le canzoni che ci hanno tormentato nell’attesa. Silvio scende dal palco fuorilegge che, per essere issato, ha decapitato alcuni cartelli stradali. Stringe le mani, ma non è Papa Francesco. E si vede. Donne bionde non naturali gli stringono la mano e gli danno forza. Una signora bruna, naturale, piange, e non per il caldo, ma per Lui. Silvio c’è, dice la canzone.

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E il doppiopetto fuor di luogo in questo caldissimo 4 agosto ce lo conferma. Il doppiopetto non va via, rientra sul palco e la mano è tesa in aria. Piazza Venezia è vicina, vuota e al sole. Qui la clemenza dell’ombra. Tutto studiato, per rendere meno pesante l’appuntamento.

Qualcuno lo perde di vista e preferisce inseguire le telecamere della diretta, per farsi vedere a casa. La gente non ha capito quando rompere le righe e guadagnare la prima fontanella. Forse finché c’è la canzone, non è il caso… Vuoi vedere che questi ricominciano? E infatti, riprende “Forza Italia!”. Del resto, c’è da lanciare il vecchio marchio, se c’è da tornare a pugnare e provare a ribaltare quel maledetto risultato elettorale che, grazie al porcellum, ha dato la vittoria al perdente Bersani. Sul governo Letta-Alfano, freno a mano tirato, altro che Bondi picchiatello…

Ma, che facciamo? Andiamo? Qui non smette la musica…Vai avanti tu, che ti seguo.

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