“Penso che il documento che è stato consegnato dal ministro sia più che esaustivo. Non credo di poter aggiungere altro”. Queste le parole del capo della polizia Alessandro Pansa, a proposito della[url” relazione che ha messo a punto sul caso Shalabayeva”]http://www.globalist.es/Detail_News_Display?ID=46836&typeb=0&Kazakistan-radiografia-di-un-pateracchio[/url], nel corso dell’audizione nella Commissione per i diritti umani del Senato.
“Per tutti i tre giorni, nell’arco di tutta l’attività svolta, c’è stata una presenza massiccia e prolungata negli uffici di polizia di autorità kazake, e questo era il difetto per cui la vicenda non è stata gestita correttamente”, ha aggiunto. “Ho stigmatizzato questi comportamenti – ha detto Pansa – sono una disfunzione del sistema, addebitabile a una superficialità nella gestione della vicenda, ma il dato essenziale è che in nessun momento nessuno, compresi gli avvocati, ha detto guardate che il marito della signora è un perseguitato politico. Noi purtroppo non lo sapevamo”.
E poi difende Alfano e Bonino: “A me non risulta che prima del giorno primo giugno il ministro Alfano o il ministro Bonino sapessero dell’espulsione della signora”. “Ho fatto accertamenti su questo – ha aggiunto il capo della polizia – dal gabinetto del ministro sono state fornite informazioni solo sulla ricerca del latitante, non e’ stata fornita, per distrazione o per errore, l’informazione dell’espulsione della signora”.
“La signora non ci risultava avesse un permesso di soggiorno lettone: in sede di ricorso amministrativo il 28 giugno vi è una dichiarazione che lei possiede un permesso di soggiorno con visto Schengen, ma lei questo non lo ha mai dichiarato”. E ha aggiunto: “Fatto strano è che quando è stata condotta in questura insieme al cognato, anche lui ritenuto irregolare, e venivano sottoposti al prelievo impronte, il cognato ha detto io ho un permesso di soggiorno. Lo ha preso a casa, portato in questura, e dimostrato che era in regola. A questa scena ha assistito la signora Shalabayeva, che però non ha ritenuto di doverlo dire”.
Il capo della polizia ha poi spiegato che “la signora Shalabayeva non ha mai fatto richiesta di asilo, e neanche gli avvocati, che potevano andare all’ufficio immigrazione che accoglie sempre i legali”. Quella notte “i poliziotti presenti erano 37 o 39, era stato indicato un soggetto pericoloso, custodito da uomini armati che sparavano, in una villa a Casal Palocco di ampie dimensioni che offriva numerose via di fuga. Era un intervento del tutto normale, non esagerato”.
E ha aggiunto: “In questi casi si predispone un intervento ampio anche per precauzione hanno fatto bene ad essere in tanti. Erano lì per catturare un uomo ritenuto in quel momento un latitante pericoloso”.
Poi ha anche precisato che la piccola Alua, figlia di Muchtar Ablyazov e Alma Shalabayeva, non è stata espulsa perché “la legge italiana lo vieta”, ma è stata la madre a volerla con sè rifutandosi di affidarla a qualcuno. “La bambina non è stata espulsa – ha detto Pansa – perché è vietata espulsione minori in Italia, a meno che non vada al seguito dei genitori, come in questa circostanza. A Ciampino la signora nonostante gli fosse stato chiesto di lasciare la figlia alla sorella, o a qualcun altro di sua fiducia, ha voluto che le fosse consegnata”.