Parlamento chiuso per Mediaset: l'attacco di Famiglia Cristiana
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Parlamento chiuso per Mediaset: l'attacco di Famiglia Cristiana

Il settimanale cattolico punta il dito contro l'Aventino di Berlusconi: si interpongono le beghe giudiziarie del caro leader ai doveri istituzionali.

Parlamento chiuso per Mediaset: l'attacco di Famiglia Cristiana
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10 Luglio 2013 - 21.03


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Pubblichiamo integralmente un articolo a firma di Francesco Anfossi su “Famiglia cristiana”, che critica la sospensione dei lavori delle Aule. L’attacco del settimanale cattolico fa riferimento alla richiesta iniziale di Brunetta e Schifani di bloccare il Parlamento per tre giorni, scesa poi, dopo un compromesso con Pd e Lega, a un giorno, tra le aspre critiche dei renziani e dei grillini.

Grazie a un colpo di genio di Renato Brunetta il Pdl ha inaugurato la sospensione del Parlamento per “legittimo impedimento”. Tre giorni di stop ai lavori in aula. Una decisione che negli altri Paesi dell’Occidente viene presa in caso di guerra termonucleare. Ma qui il motivo è più importante: riunire la direzione nazionale del partito e discutere sulla “scandalosa” decisione della Cassazione che ha osato mettere in agenda la sentenza su Berlusconi troppo presto, il 30 luglio, ben prima dei termini con cui scatterebbe la prescrizione.
E così si è arrivati a questa trovata scandalosa che antepone gli impegni di partito e le apprensioni per il “caro leader” ai doveri istituzionali, gettando alle ortiche giorni preziosi per un Paese ormai fiscalmente cianotico, appena declassato da un’agenzia internazionale, con la disoccupazione giovanile al 40 per cento, decine di milioni di famiglie sotto la soglia di povertà e migliaia di aziende che muoiono come mosche ogni giorno.

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Ora ci aspettiamo che i deputati che hanno votato a favore della sospensione devolvano i tre giorni di festa e ammuina partitica, pari a 600 euro tra indennità e diaria (la metà di uno stipendio mensile di un operaio o di un insegnante) a un apposito fondo per le famiglie. Il minimo di risarcimento dovuto agli italiani da questi campioni della democrazia. In attesa di mandargli il conto a casa nel caso dovessero riprendere le locuste della speculazione internazionale, sempre in agguato, soprattutto dopo il declassamento di Standard &Poor’s.

Intendiamoci, il merito di tutto questo non è solo del vulcanico capogruppo alla Camera Brunetta e dell’ineffabile collega del Senato Schifani. Una decisione così irresponsabile, in uno dei momenti più cruciali per la vita del Paese, va imputata a tutti i parlamentari che hanno approvato in aula la sospensione, compresi i deputati e i senatori del Partito democratico, timorosi forse di urtare la suscettibilità degli alleati di questa strana e surreale maggioranza di Governo, che peraltro già ci metteva abbondantemente del suo tra temporaggiamenti e rinvii. I parlamentari del Pdl e del “Pd meno elle”, come li chiama Grillo, si sono fatti sopravanzare in dignità perfino dai parlamentari a Cinque Stelle (che pure in fatto di ostruzionismo non scherzano).

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I grillini hanno giustamente protestato contro quell’indegno “Aventino de noantri” in salsa Mediaset che confonde i guai giudiziari di un capopartito condannato in secondo grado per aver evaso le tasse con il delitto Matteotti. Pochi deputati “dem” hanno tenuta accesa la fiammella della responsabilità, uscendo dall’aula al momento del voto in questa notte della Repubblica. Tutti gli altri si sono accodati alla sudditanza berlusconiana. I grillini si sono tolti giacca e cravatta in aula in segno di dissenso. Protesta sbracata? Può darsi. Ma rimanere in camicia è sempre meglio che rimanere senza dignità.

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