Panico nel Pdl: la Cassazione va di fretta
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Panico nel Pdl: la Cassazione va di fretta

Il clima si fa infuocato dopo la decisione della Suprema Corte: i fedelissimi dell'ex premier scatenati: il sistema giudiziario contro il Cav.

Panico nel Pdl: la Cassazione va di fretta
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9 Luglio 2013 - 18.43


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La Cassazione ha ricevuto questa mattina il ricorso della difesa di Silvio Berlusconi contro la condanna a quattro anni di reclusione per frode fiscale e a cinque di interdizione dai pubblici uffici nel processo Mediaset e la data dell’udienza è stata immediatamente fissata il prossimo 30 luglio.

La Suprema Corte, avvertita dagli uffici giudiziari milanesi che per uno dei due reati contestati al Cav hanno calcolato la mannaia della prescrizione per agosto, è corsa ai ripari e ha fissato tra venti giorni le lancette del verdetto che più mette in ansia l’ex premier, con ripercussioni sul Pdl, gia’ in fibrillazione, e sul governo.

Immediata la reazione dei berluscones che si stringono attorno al loro leader protestando contro la decisione affrettata della Suprema Corte. Durissima Daniela Santanché: «Che cosa facciamo noi, come movimento politico? Aspettiamo ancora l’unica manifestazione che forse riusciremo a fare, e cioè – ha ironizzato con amarezza – quella di accompagnarlo in carcere? Non ci sto. Basta divisioni, basta perder tempo con tentennamenti, e sofismi. Serve passare all’azione». Il sistema giustizia sta diventando «un mostro incontrollabile» , ha detto il capogruppo alla Camera Renato Brunetta.

Al coro si è unito anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pdl Maurizio Lupi: «Quanto sta avvenendo è inaccettabile, stento a credere che tutto ciò possa accadere». «È ormai evidente che i processi che riguardano Silvio Berlusconi godano di una sconcertante corsia preferenziale. Mi piacerebbe che la macchina della giustizia garantisse la stessa celerità a tutti i cittadini, che invece attendono anni le decisioni dei Tribunali», ha invece detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Fabrizio Cicchitto vede uno scopo politico da parte della corte, intenta a perseguire «un doppio obiettivo: colpire Berlusconi e destabilizzare un governo la cui composizione e la cui maggioranza politica è del tutto sgradita a precisi ambienti giudiziari, editoriali, finanziari e politici». La senatrice Pdl Manuela Repetto parla di “golpe”: «Non so quanto il golpe egiziano sia lontano da quanto sta accadendo in Italia».

Infine anche Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera e coordinatore dei dipartimenti del Pdl, in una nota ha affermato: «È in gioco molto più del destino di una persona. Oggi, la difesa del cittadino Berlusconi coincide con la difesa della democrazia, con la difesa del diritto dei cittadini di scegliere democraticamente i propri rappresentanti senza che i processi funzionino da secondo turno elettorale. Per questo, condivido l’approccio di Sandro Bondi: serve una grande risposta nonviolenta, una iniziativa di massa che coinvolga i cittadini».

«Sono esterrefatto dalla fretta con la quale la Cassazione ha fissato l’udienza», ha esclamato appena appresa la notizia del timing il professor Franco Coppi, il principe dei penalisti sul quale l’ex premier ha scommesso il tutto per tutto nell’ultimo atto del processo Mediaset. «In questo modo si comprimono i diritti della difesa: è una data che ci cade tra capo e collo – ha detto ancora Coppi – e ora dovremo fare in 20 giorni quello che pensavamo di fare con maggior respiro. Ci batteremo comunque per ottenere l’annullamento con rinvio della sentenza».

Per l’altro legale dell’ex premier, Nicolò Ghedini, questa fissazione lampo «davanti alla sezione feriale, dopo un tempo eccezionalmente breve dalla conclusione del processo d’appello avvenuta lo scorso otto maggio, non ha precedenti, se non in casi rarissimi con imputati detenuti».

Dalle stanze dei ‘bottoni’ del Palazzaccio concludono che con la vicenda Mediaset «si è solo seguita la prassi che impone al magistrato il dovere di evitare tutte le prescrizioni, anche perche’ la pena e’ diversa nel caso in cui un reato si prescriva anche se un altro rimane attivo».

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