Il “PdL-Berlusconi” primeggia nei sondaggi a livello nazionale, e contemporaneamente alle amministrative il Pdl si ridimensiona drasticamente
e perde. Perché? Interpellato nei sondaggi l’elettore di centrodestra si sente di votare per Berlusconi, per i suoi programmi, le sue idee e le speranze che riesce a proporre, credibili sulla base delle precedenti esperienze governative.
Alle amministrative – non è un fatto nuovo e salvo eccezione di qualche candidato – buona parte dell’elettorato moderato di centrodestra resta apatico e distaccato e decide di non andare a votare e dà il disco verde per il successo della sinistra. Pur riconoscendo il merito della sinistra, bisogna ammettere che questi esiti palesano certamente anche un un deficit organizzativo e politico del Pdl e dei suoi candidati alle amministrative. Basti a tale proposito notare che il neo sindaco di Roma ha raccolto meno consensi di Rutelli soccombente cinque anni fa di fronte ad Alemanno. Questa modalità non si verifica o quando Berlusconi in prima persona partecipa alla campagna elettorale – come ad esempio alle Regionali del 2000 – oppure quando il concomitante “vento berlusconiano” esistente a livello nazionale ,sospinge prepotentemente ogni sorta di candidato del centro destra, come in occasione delle amministrative del 2008.
È legittimo, alla luce dei risultati delle Amministrative, interrogarsi su cosa bisogna fare e come meglio organizzare sul territorio la struttura per ovviare agli insuccessi per questo tipo di elezioni ed è corretto che i Dirigenti politici del Pdl si impegnino in tal senso.
La struttura partitica, originata con Forza Italia è stata voluta immaginata e realizzata compiutamente ormai da molti anni e mai si è data il nome “Partito” ma semplicemente Movimento politico, con l’obiettivo primario delle elezioni nazionali. Anche quando si è trattato di definire il nome della aggregazione politica berlusconiana erede di Forza Italia, attraverso un referendum, si è scartato il nome “Partito della Libertà” per approdare ad un meno vincolante apparato partitico “Popolo della Libertà”, più espressione della società.
Ricordiamoci per altro che la creatura politica originaria di Berlusconi è stata proprio quella Forza Italia con tutti i suoi esponenti originati dalla cosiddetta Società Civile che rappresentava l’antitesi del partitismo inviso allora – 1990/1994 – e inviso oggi, come e più di allora. Sono passati venti anni e il malessere dei cittadini contro i partiti e contro la politica è aumentato a dismisura.
Certamente alcuni casi di gestione politica e la situazione economica e sociale determinano un forte atto d’accusa dei cittadini contro la politica e i suoi rappresentanti. Ma è anche vero che la politica oltre a non aver saputo prevenire – anche se non è la sola imputata – il malessere e le grandi difficoltà sociali, non ha saputo né rinnovarsi e migliorarsi né fare le necessarie ed indispensabili riforme dei meccanismi istituzionali necessari a un miglior funzionamento della vita sociale. Il vento innovativo e fresco della Società Civile, fortemente votato al cambiamento, si è via via affievolito fino ad essere sopraffatto dal vento della politica politicante con le sue regole burocratiche, le sue astuzie, il suo potere.
Il centrodestra moderato di Forza Italia, ha interpretato questo desiderio di rinnovamento della politica attraverso una organizzazione “leggera”. La sinistra derivante dagli apparati partitici organizzati e “pesanti” non ha rinunciato alle sue strutture, anche se ha dovuto ridimensionarle esclusivamente per questioni finanziare venute meno, soprattutto quelle provenienti dall’estero.
Oggi la forte e diffusa repulsione della pubblica opinione nei confronti della politica, interpretata dal Movimento 5 Stelle, sta determinando un forte ridimensionamento del finanziamento pubblico ai partiti (per altro non va dimenticato il referendum contro il finanziamento, eluso dalla politica) con la conseguenza di mettere in allarme la consistenza organizzativa dei partiti che devono, per altro configurare modalità atte a raccogliere risorse private.
Per avere successo e consenso a livello nazionale è dunque necessario una più forte organizzazione sul territorio? Credo che la parte politica che ha un leader nazionale riconosciuto, in questo contesto politico e sociale, non abbia bisogno di una simile organizzazione capillare e “pesante” e può, per contro, avvalersi di alleanze “settoriali” capaci di intercettare specificità non attratte dal “principal”.
Si tratta di organizzare in modo più organico l’esperienza dell’alleanza differenziata come nel ’94 che allora era fatta con due realtà politiche,una al nord e una al centro sud,avendo l’avvertenza di definire accordi precisi e ferrei “prima” per non avare difficoltà nella gestione “durante”.
Ma essendo queste realtà emanazioni della “casa madre” potrebbero anche interpretare meglio le istanze del territorio e sopperire alle attuali carenze strutturali. Chiaramente tutto ruota attorno al leader e al suo carisma; per contro la parte politica che non esprime un leader credibile si trova in difficoltà. Berlusconi ha sempre dato prova in tutte le sue esperienze imprenditoriali – edilizia, media, sport…- e politiche di saper interpretare con lungimiranza innovativa le esigenze, le inquietudini, le aspirazioni dei cittadini dei differenti ceti sociali. In politica ha sempre primeggiato come leader indiscusso del centrodestra e come tale ha innovato in sede nazionale e anche a livello della politica estera italiana.
Oggi c’è l’esigenza di dare un nuovo impulso ad una politica che si deve depurare del potere-burocratico-conservatore inviso ed odiato dalla gente e Berlusconi deve recuperare quella leadership innovativa e drasticamente spazzare via quella sedimentazione vischiosa e appiccicaticcia che mette il piombo nelle ali della sua operosa immaginazione. Queste sue nuove idee possono avvalersi di nuove forze che credono nel nuovo progetto e può anche recuperare quei soggetti che, provenienti allora dalla cosiddetta Società Civile ,sono stati estromessi; un mix di esperienza affidabile e di forze fresche del “fare” che con nuovo vigore possono aprire una nuova pagina italiana.
*ex deputato Pdl
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