Il giorno del miracolo (o del sacrificio)
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Il giorno del miracolo (o del sacrificio)

Nel ricordo di un appunto mandato da Enrico Letta all'allora appena nominato Presidente del Consiglio, Mario Monti.

Il giorno del miracolo (o del sacrificio)
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24 Aprile 2013 - 17.10


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di Giovanna Casagrande

«Mario, quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!». Firmato: «Enrico»

Accadde che una telecamera curiosa, il giorno dell’elezione di Mario Monti premier d’Italia, indugiò su un foglietto che giungeva dalle mani di Enrico Letta alle mani del neo premier, personalmente immaginai che quella parentesi fosse dettata da una sorta di galateo ma al posto di PierLuigi Bersani avrei valutato meglio quell’episodio, ma io non sono il segretario nazionale di un partito e pecco di malizia.
Adesso Enrico Letta è il premier incaricato per formare il nuovo governo, Giorgio Napolitano lo ha invitato a salire al Quirinale e ancora con un briciolo di malizia vorrei dire che il nipote d’Italia ha sfilato l’incarico al segretario del suo partito.

Questo punto di vista sarà considerato inaccettabile, d’altronde è evidente come Bersani non abbia azzeccato niente dal 26 febbraio alla debacle dell’elezione del Presidente della Repubblica, tutti passaggi sbagliati e l’accusa della sua ostinazione nel mantenere l’impegno con gli elettori, che d’altronde votarono una coalizione che indicava come premier appunto Pier Luigi Bersani.

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Sembrano passati mesi, a dire il vero sono passati due mesi dal voto e lo stallo sembrava insormontabile, ma siccome i miracoli esistono ecco che le diplomazie dei partiti hanno lavorato, e pare molto bene, per portare a casa capra e cavoli affondando la barca e il suo timoniere.
Inutile dire che la capra e i cavoli sono evidentemente i due partiti che dichiaratisi sempre avversari hanno invece trovato la soluzione affinchè Prodi e Rodotà non potessero diventare Presidente della Repubblica, hanno lavorato affinchè il Presidente uscente venisse ri-eletto ed evidenziasse come un governissimo e solo quello avrebbe potuto essere la soluzione per dare una svolta al momento critico che la politica italiana sta vivendo.
Appare quindi naturale presentare un paio di nomi, Giuliano Amato per esempio, non condivisi totalmente dai gruppi parlamentari, mostrare un lavoro importante dietro le quinte, fare il nome di Matteo Renzi che da qualche mese appare come salvatore del PD o come suo distruttore e poi accade il miracolo, appare un nome che è naturalmente condiviso perché si tratta del nome di un giovane, il vicesegretario del partito democratico, non importa se lui rappresenta l’opposto di ciò che lo stesso partito, ingannevolmente ha detto durante la campagna elettorale, rifiutando ogni compromesso con Pdl ma Bersani forse aveva dimenticato che ci sono L che sono congiunzioni e oggi è evidente che PD-L-PDL siano congiunti da L Enrico e L Gianni con buona pace degli italiani che si sentono sollevati dall’aver scongiurato un premier come Giuliano Amato o peggio come Pier Luigi Bersani troppo a sinistra evidentemente o forse troppo ingenuo.
Qualcuno oggi crederà che i miracoli esistono ma io penso invece che esistano strategie tali che occorrerebbe un miracolo, almeno uno per consentire all’Italia di salvarsi da una oligarchia insostenibile e che blocca la crescita del Paese nonostante i proclami opposti, il 24 aprile comunque per me potrà essere ricordato come il giorno del sacrificio dell’elettorato e delle sue indicazioni.

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