Quarta votazione, le trappole per Prodi

La scelta del Professore per il Pd è una virata politica. Per avere i voti e completarla dovrebbe iniziare un dialogo serio con i grillini. Non è detto, però. [Fabio Luppino]

Quarta votazione, le trappole per Prodi
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19 Aprile 2013 - 11.56


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di Fabio Luppino

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I soliti giornalisti che tengono più alle fonti che alle notizie hanno iniziato il tam tam in favore di D’Alema. Sarebbe lui l’artefice della carta Prodi per il Quirinale. La visita a Renzi, il patto di non aggressione, il silente dietro le quinte nella gestione del caso Marini. Ci permettiamo di mantenere riserve su questa lettura dei fatti. Anzi, restiamo convinti che sia proprio D’Alema la risorsa per l’improvviso ritorno verso sera del largamente condiviso sul Quirinale che ci riporterebbe alle larghe intese sul tavolo del governo.

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Certo, se così fosse per Bersani sarebbe la rovina totale. Vediamo come stanno le cose alla vigilia di questa delicatissima giornata, in cui viaggiamo tra la morte definitiva di inciucio e inciucisti, se fosse chiaramente eletto Prodi, e la loro sempre possibile riinsorgenza. Il centrosinistra ha 468 voti parlamentari. Alla quarta votazione bastano 504 voti per eleggere il Presidente. Ne mancano solo 36. O si sposta da questa parte la maggioranza dei grandi elettori regionali o i voti non ci sono. Lo sa con chiarezza Mario Monti, il quale da ieri sera va proponendo la Cancellieri. Scelta Civica ha 58 voti parlamentari, l’Udc 8. Il ministro degli Interni potrebbe avere ad un certo punto i 242 voti parlamentari del centrodestra. Sarebbe ben al di sotto. Ma a questo punto o Prodi è una scelta politica del Pd, e a quest’ora sembra esserlo, o non lo è per tutti e potrebbero aprirsi delle crepe.

Il Movimento Cinque Stelle fino a stamattina vota Rodotà. La situazione è però fluida. Grillo continua a fare politica, spesso in modo discutibile ma la fa. Sta mandando segnali e incassando successi. Le quirinarie hanno lanciato nomi di centrosinistra che il centrosinistra non ha voluto intestarsi, Rodotà e, appunto, Prodi. Il Professore torna in campo perché viene meno identificato con la cosiddetta ventata populista con cui buona parte del Pd non si vuole sporcare le mani. Ma, comunque, stava in quella lista. A questo punto se il Pd vuole andare con Prodi fino in fondo deve valutare con maggiore attenzione i segnali politici dei grillini e non con lenti deformate come ha fatto sin qui. Centrosinistra-Cinque Stelle avrebbero 631 voti parlamentari, molto più di quello che serve.

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Lo snodo è tutto qui. Prodi Presidente e Rodotà presidente del Consiglio? E perché no? Sarebbe un affronto a se stessi per molti notabili pd dare ascolto alla volontà degli elettori. Se lo stallo dovesse permanere sui numeri, ecco il rientro dell’uomo del dietro le quinte, Massimo D’Alema. Il Pd non può votare la Cancellieri dopo aver proposto Prodi, ma potrebbe votare il lìder Massimo, compiendo l’ennesimo passo indietro verso il binomio ampia condivisione-larghe intese. Il costo sarebbe altissimo: sancire la definitiva spaccatura del partito e la spaccatura del centrosinistra. Ma visti i tempi e le scelte fatte sin qui non ci sarebbe da meravigliarsi.

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