Ci rivedremo in Parlamento, come aveva detto Ingroia? No. Niente parlamento per Rivoluzione Civile che ha raccolto ben poco e ha ottenuto la metà di quanto i suoi dirigenti potevano legittimamente sperare.
Come mai? Motivi di riflessione non mancherebbero. Ad esempio: quale capacità di attrazione di un candidato scelto dall’alto e paracadutato sul movimento. E’ stato il metodo migliore la trattativa via skype (come lo stesso Ingroia ha raccontato) con Orlando, De Magistris, Diliberto, Di Pietro?
Non c’era tempo per organizzare le primarie? E quindi non è lecito pensare che il magro bottino elettorale sia frutto anche dell’improvvisazione di tutta la baracca?
Oppure: al di là del minimo comun denominatore che teneva insieme tutte le compomenti, non c’è stato un effetto macedonia o, peggio, ammucchiata?
Le candidature sono state all’altezza? Non si è corso il rischio di coniugare persone con un minimo di visibilità personale, ma senza radicamento sul territorio, con qualche trombone di troppo?
Insomma, all’indomani di una batosta elettorale le ragioni di riflessione potrebbero essere molte, se si vuole crescere e trarre insegnamento dagli errori.
Ma da Rivoluzione Civile la critica e l’autocritica sono state messe da parte: se Ingroia e i suoi non entrano in parlamento la colpa è del Pd che non si è alleato e ha inseguito Monti.
Qualche temerario si è spinto a dare la colpa a Crozza, che con la sua parodia del pm siciliano avrebbe fatto perdere tutti i possibili consensi al nord. Colpa di Crozza? Ma che è una battuta di spirito o una analisi politica?
Nel primo caso andrebbe girata a Crozza che troverebbe spunto per un simpatico siparietto. Nel secondo a un costituzionalista, che potrebbe tenerla a mente per una modifica dell’articolo 1: l’Italia è una repubblica fondata sui comici. Grillo, Berlusconi, Crozza e qualche dirigente di Rivoluzione Civile… (M. Vi.)